
Alla ricerca di un non-modello per l’università

Il Professor Lorenzo Ornaghi, dalle pagine di Lisander, ha elencato in maniera puntuale le tante alterazioni del sistema universitario rispetto sia all’ideal-tipo che al tipo storicamente dato delle Università, scalfito in particolare negli ultimi (semplificazione mia, non sua) 20-25 anni. La nostra Università ha molto poco ormai della Universitas da cui prende origine.
Non che sia mai stata la scuola di Atene di Raffaello, ma un che di vero nell’idea di un declino generale del modello universitario c’è e dipende, a mio avviso, da due macro-caratteristiche tipiche che negli ultimi venti anni almeno si sono man mano perse. In primo luogo, un minor rapporto tra gli studenti che frequentano gli ambienti universitari e quelli che sono iscritti ma non ne usufruiscono. Questo ha comportato una perdita di caratterizzazione dell’università come luogo in cui le ore di lezione si svolgono senza soluzione di continuità rispetto alla frequentazione dei dipartimenti e delle loro biblioteche (ora pressoché ridotte al nulla dagli acquisti centralizzati nei poli unici di ateneo), allo studio condiviso, per quanto dispersivo, e alla socializzazione. In secondo luogo, e in maniera collegata, una considerazione dell’università come livello di istruzione superiore, scelto come tale e non come scontata prosecuzione dell’istruzione scolastica.
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