
Altro che tresche coi grillini. La prima riforma morale non è quella morale, ma quella fiscale
di e.t. tratto da clandestinozoom.it – S’affanneranno invano a trescare coi grillini, promettendo riforma elettorale, riforma dei fondi dei partiti, conflitto d’interessi.
Il punto reale da aggredire è un altro. Il primo immorale è lo Stato, che succhia risorse ingiustamente, pesantemente, accanitamente, oltre ogni ragionevole diritto. Lo Stato del pubblico impiego sovradimensionato, inefficiente, che però si ritira da tutto, dalla sanità al rusco e scarica di tutto sulla gente, dal condominio ai parenti da assistere, non si ritira dalla sua obesità fiscale.
Se vogliamo che il Paese ritrovi energia e vita, ragioni per investire e ricreare lavoro ed abbia motivi non solo repressivi per tentare di essere anche un po’ più pulito e ordinato, occorre che lo Stato e suoi gabellieri non facciano sermoni e minacce, ma che riformino l’idrovora fiscale.
Questo è il primo dei problemi morali. Qualsiasi altro sermone è solo uno strumento repressivo e propagandistico per coprire l’immoralità di uno Stato che ci massacra e distrugge famiglie e imprenditori. Lo Stato non ha diritti metafisici. Ha un contratto di servizio coi suoi abitanti. E il fisco è il primo di questi contratti. Il contratto è stato finora estorto e imposto. È qui che c’è da cambiare.
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2 commenti
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L’avevo già scritto ieri sera, ma questo articolo è decisamente più in tema, scusatemi se mi ripeto.
Perchè non modifichiamo il sistema tributario in modo tale che le persone fisiche (a prescindere dall’età, sesso, lavoro ecc) paghino le tasse non sul loro reddito ma sul loro “utile”? E’ un modo come un’altro per dire: rendiamo deducibili la quasi totalità delle spese che le persone sostengono. Questo garantirebbe il rispetto della capacità contributiva (prevista dalla costituzione), tutelerebbe una certa equità (non è giusto che un cittadino debba pagare prima l’irpef e poi mangiare, vestirsi ecc), garantire l’emersione automatica di gran parte dell’evasione (senza spendere un soldo di attività d’accertamento).
Quindi, ora un cittadino guadagna 100, su quei 100 paga le tasse e poi spende per sopravvivere, vivere e/o vivere alla grande. Con questa proposta, il cittadino prende 100, spende per vivere, paga le tasse e poi spende per vivere alla grande.
Bisognerebbe vedere la copertura finanziaria, certo è che a “naso” la cosa dovrebbe funzionare.
Es classico: dentista (o liberi professionisti in generale dall’avvocato all’idraulico). “100 con fattura o 80 senza?”. Ora sia il committente che il commissionario hanno interesse nel dire 80 senza fattura. Il committente perchè prende 80 € in nero al posto di prenderne in “bianco” 77 (se è all’interno dello scaglione più basso del 23%) e il commissionario perchè di 100 € potrebbe detrarsi solo il 19% e quindi avrebbe uno sconto futuro di 19 € (senza contare che c’è pure una franchiga) contro lo sconto immediato di 20.
E’ chiaro che se la deduzione fosse del 100% il commissionario non si sognerebbe neanche di accettare gli 80 senza fattura.
Chiaramente se uno si compra lo yacht non sarebbe deducibile, ma l’acquisto di un utilitaria dovrebbe esserlo, così come la totalità delle spese che una persona deve sostenere per vivere. Non semplicemente per sopravvivere nè per vivere da magnaccia.
Al momento se in un anno una persona è in “perdita”, ossia ha percepito 20.000 € e ne ha spesi 50.000 (magari per spese mediche), paga le tasse su 20.000. E’ come se le imprese dovessero pagare l’ires sul fatturato e non sull’utile.
So che per le persone fisiche esistono una serie di detrazioni, ma sono del tutto insufficienti e disorganizzate.