
La rivoluzione “green” di Obama? Una rincorsa fallimentare «alle fantasie degli ambientalisti»
Barack Obama dovrebbe smetterla di correre dietro alle «fantasie degli ambientalisti» e fare qualcosa di concreto per l’ambiente. Così “l’ambientalista scettico” Bjorn Lomborg, paragonato dall’Onu a Hitler per aver osato dire che «il global warming esiste, è causato dall’uomo ma non è la fine del mondo», ha commentato su Usa Today il nuovo piano per difendere l’ambiente del presidente degli Stati Uniti, presentato alla Georgetown University.
LE FANTASIE AMBIENTALISTE. Obama ha promesso più energia pulita ma «le rinnovabili non sono la soluzione – scrive Lomborg criticando la prima “fantasia” ambientalista – anzi sono praticamente irrilevanti. Se dovesse verificarsi lo scenario “più green” possibile, nel 2035 il 79 per cento dell’energia deriverà ancora dai combustibili fossili. Solare ed eolico cresceranno dallo 0,8% al 3,2%. Impressionante, ma non cambierà niente» a fronte di un enorme dispendio di denaro pubblico. Il presidente Usa punta anche forte sui cosiddetti “biofuels” ma «i carburanti biologici non fanno altro che utilizzare il cibo per le automobili, facendo aumentare i prezzi dei generi alimentari e causando carestie. Inoltre, l’attività di abbattimento delle foreste per avere nuovi campi coltivabili prevede l’emissione di molta più Co2 di quanta ne risparmiamo con i biofuels». Anche gli investimenti nell’efficienza delle auto sono per Lomborg una «fantasia», perché i soldi risparmiati dalle persone «verranno usati per altre attività che emettono Co2».
BENE L’INNOVAZIONE. C’è dunque qualcosa di buono nel piano di Obama? Sì, i 7,9 miliardi di dollari previsti per l’anno fiscale 2014 per rendere le rinnovabili più efficienti e meno costose. Infatti, scrive Lomborg, «fino a quando queste saranno più costose dei combustibili fossili, resteranno sempre una nicchia finanziata dai paesi ricchi per sentirsi più buoni. Ma se l’innovazione le renderà più economiche dei combustibili fossili, allora le utilizzeranno tutti».
PARIGI 2015? FALLIMENTO ANNUNCIATO. Ma se Obama ha fatto bene a finanziare l’innovazione per ridurre i costi, Lomborg non resiste a una critica finale: «Non è riuscito ad opporsi all’ultima fantasia degli ambientalisti: cioè l’idea che i negoziati internazionali possano davvero portare a significativi tagli nelle emissioni di Co2. È da oltre 20 anni che ci proviamo e abbiamo fallito e falliremo di nuovo nel 2015 a Parigi. Oltre 180 paesi non ridurranno in modo significativo le emissioni perché i combustibili fossili aiutano le loro economie». Ecco perché sarebbe meglio usare i nostri pochi soldi rimasti non per l’inutile protocollo di Kyoto, ma «per rendere le energie rinnovabili più competitive».
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