«L’ambiguità dolosa» della sinistra, in piazza per la pace con i filo Hamas

Il «caos culturale» del Pd che fa distinguo su Israele e Palestina e non ammette il fallimento delle politiche di integrazione degli islamici. «Non c'è più niente da salvare». Parla Tommaso Cerno

La segretaria del Pd, Elly Schlein, durante un suo intervento alla Camera (foto Ansa)

Sabato 11 novembre il Partito democratico scenderà in piazza a Roma “per i diritti sociali, per la pace e contro i tagli alla sanità”. In evidente imbarazzo per le divisioni tra le varie anime della sinistra sul conflitto tra Hamas e Israele, Elly Schlein ha scelto un minestrone di rivendicazioni che non fa che confermare quel «caos culturale» che da tempo Tommaso Cerno denuncia.

«Quando uno non sa più dire chi è, come la sinistra da qualche anno, finisce per generare caos. La manifestazione dell’11 è la prova definitiva che la sinistra non sa più chi è: usa, tipo raccolta delle figurine Panini, pezzi di una storia dispersa sperando di vedere in piazza facce note che le diano l’impressione di esistere ancora. Ma questa è l’ultima cosa che serve alla sinistra italiana: andare in piazza a dire a tutti che non sa chi è, non sa cosa pensa e non sa quali sono le sue priorità», dice a Tempi in questa intervista.

Su Gaza il Pd è «dolosamente ambiguo»

Già direttore dell’Espresso ed ex senatore del Pd, Cerno oggi dirige L’Identità, battagliero quotidiano da lui fondato nel 2022 dalle cui pagine da giorni critica i suoi ex compagni di partito per l’ambigua posizione tenuta sulla guerra a Gaza. Un’ambiguità che secondo lui «è dolosa e con una doppia natura. Da una parte c’è la confusione di una generazione di rivoluzionari da salotto che vedono la bandiera della Palestina e la imbracciano per dire che vogliono cambiare il mondo: si tratta del residuato di una sinistra che ha smesso di occuparsi dei suoi temi e lascia come eredità una generazione di ignoranti».

«Poi c’è la classe dirigente della sinistra, che ha la responsabilità principale nella confusione sulla situazione in Medio Oriente, in quanto negli ultimi dieci anni ha lasciato cadere la necessaria battaglia affinché i palestinesi avessero un riferimento politico pacifico, laico e democratico». Una condizione necessaria, dice Cerno, per «mantenere viva la battaglia, storicamente di sinistra, per due popoli due Stati».

La sinistra che fa confusione e non condanna Hamas

La sinistra cade nello stesso errore in cui sono caduti i palestinesi più giovani, spiega il direttore de L’identità: «Segregati e figli di un decennio in cui l’Occidente non ha più parlato con loro, in assenza di un’autorità palestinese forte, con il corrotto Abu Mazen come unico leader, in assenza di un’alternativa democratica credibile aderiscono ad Hamas, un movimento terroristico».

La promessa dell’occidente alla gente di Gaza di lavorare per uno Stato di Palestina è evaporata dopo un decennio in cui «noi ci siamo occupati solo di fondi immobiliari, divieti, transizioni ecologiche verso un mondo che non esiste… tutte sciocchezze». Ma il dramma è che il Pd «fa la stessa confusione, e non sapendo come dire che in realtà non gliene è mai fregato nulla dei palestinesi, scende in piazza con un atteggiamento ambiguo che avrà come unica conseguenza il fatto che a emergere sarà il lato estremo, quello che più somiglia ad Hamas, quel pezzo di antisistema davvero convinto che Hamas sia un interlocutore serio della democrazia. Per questo dico che c’è dolo».

«Sostenere Israele e distruggere Hamas»

Paradossalmente, certa sinistra sembra più a suo agio nella reductio ad hitlerum del premier israeliano Benjamin Netanyahu che nel condannare come terrorismo le azioni di Hamas. «Come nella politica italiana, quando la sinistra non sa cosa dire per criticare il governo e allora dice che la Meloni è fascista, così adesso dicono che Netanyahu è nazista. Di Netanyahu io penso che si possa tranquillamente dire che è un leader debole, che la sua alleanza con gli ultraortodossi non ha fatto del bene a Israele, che ha chiuso gli occhi su quello che succedeva intorno, ma il suo è il governo dell’unico Paese democratico in Medio Oriente. E proprio per questo la sinistra oggi dovrebbe essere impegnata a costruire un’alternativa democratica che riapra la questione palestinese, ma con la consapevolezza che questa alternativa passa per la distruzione di Hamas».

«Piaccia o no», prosegue Cerno, «quello di Netanyahu è un governo che va sostenuto per eliminare la minaccia terroristica, jihadista, islamista e soprattutto il fanatismo religioso dei territori. Perché sia chiaro: se vogliamo due popoli e due stati deve vincere Israele. Se vince Hamas di Stato ce ne sarà uno solo, con un popolo di fanatici. Se stai davvero con la Palestina sai che si deve eliminare Hamas. Lì dovrebbe stare Elly Schlein, in piedi a dire questo, non a confondere un debole governo democratico con un branco di terroristi invasati che lancia la guerra santa all’Occidente».

Le colpe del Pd e «l’integrazione che non esiste»

Invasati islamisti che, aggiunge Cerno, la sinistra «ha anche portato in casa nostra negli ultimi quindici anni spendendo milioni in nome di un’integrazione che non esiste». C’è un caso emblematico, dice l’ex senatore democratico, di come la narrazione immigrazionista portata avanti dai partiti progressisti si sia rivelata fallimentare: è quello di Monfalcone.

Il comune goriziano «era l’ultima Leningrado d’Italia insieme a Sesto San Giovanni: una città comunista con un grande movimento operaio dove è arrivata lentamente l’immigrazione islamista. Alle ultime elezioni la sinistra ha perso, dopo decenni, e ha vinto la Lega, che denunciava proprio l’islamizzazione della città. Ma anziché rendersi conto di avere perso perché si è fatta sfuggire di mano il fenomeno su cui aveva scommesso, l’immigrazione, la sinistra attacca la Lega dicendo che il sindaco, Anna Maria Cisint, è razzista perché fa notare che girare con il burqa è contro la legge, e che il radicalismo che cresce è un problema».

Venerdì scorso oltre un centinaio di islamici si sono radunati nella piazza di Monfalcone per manifestare solidarietà alla Palestina, e lo ha fatto al grido di “Allah Akbar” e “A morte Israele”. «Le colpe del Pd in tutto questo sono enormi», dice Cerno. «Oggi è sempre più evidente la differenza tra l’impatto dell’immigrazione islamica in Italia, soprattutto nei luoghi governati dalla sinistra, e quello che ci avevano raccontato su questo fenomeno. La prima cosa che deve fare il Pd è chiedere scusa, ammettere di essersi sbagliato e aiutare i sindaci come Cisint che denunciano il fatto che in posti come Monfalcone c’è già in atto un fenomeno antidemocratico strutturale».

«L’integrazione? Il più grande bancomat del decennio»

Sul perché tutto ciò sia successo Cerno offre «due spiegazioni: o la sinistra si è bevuta il cervello, si è immaginata un mondo che non esiste e continua a vivere lì, oppure lo sapeva, e aveva talmente tanto interesse a gestire in questo modo le cose da far venire qualche dubbio sul suo vero interesse “superiore”, specie dopo avere visto quanti soldi girano attorno al mondo dell’accoglienza – e ieri la moglie e la suocera di Soumahoro, che siede in Parlamento con la sinistra proprio come simbolo di questo tipo di accoglienza, sono state arrestate».

È ora di «aprire la grande questione morale su sinistra e integrazione», dice l’ex direttore dell’Espresso. «Io ho l’impressione che l’integrazione sia stata il più grande bancomat dell’ultimo decennio, e che in nome dell’etica di questo bancomat ci abbiano propinato l’islamismo radicale in Italia».

Cosa impedisce alla sinistra di fare autocritica? «Quando mi dicono che io non sarei più di sinistra faccio notare che sono loro a essere diventati gli amministratori delegati di un partito di banche che si occupa soprattutto di soldi, usandoli male per giunta. La sinistra un tempo era capace di autocritica ora è diventata politicamente corretta, ha indossato ghette e panciotto come la destra di una volta. In questa metamorfosi ha perso la capacità di autocritica: gli spazi ci sarebbero, ma nessuno di chi la guida oggi ha interesse a farla, perché se lo fai devi lasciare la porta aperta a qualcun altro, ma come dimostra la situazione di “FantasmElly” Schlein questo non è possibile».

Il Pd in piazza con chi sostiene Hamas «ha un problema psichiatrico»

Non salva niente del suo vecchio partito, Cerno: «L’autocritica che dovrebbero fare è farci vedere quanto velocemente abbandonano la nave, ma piuttosto ci affondano insieme. Dopotutto parliamo di un partito nato nel 2007 e che da allora ha governato per tre quarti del tempo senza avere mai vinto le elezioni. C’è un problema fondante, la sinistra rischia di non esserci più: Giuseppe Conte, un moderato di centro che ha governato con tutti, è diventato un rifugio culturale per una sinistra anche idealista molto più del Pd. Questo dirà qualcosa sullo stato di malattia del mondo progressista?».

Come facciamo a salvarli? «Ma bisogna per forza salvarli? A me pare accanimento terapeutico. È ora di chiedere alla sinistra che è rimasta fuori dalla porta che intenzioni ha. Questa che va in piazza con chi sostiene Hamas e intanto parla di sanità pubblica ha un problema psichiatrico».

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