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Al mattino di buon’ora, a pochi passi dal tribunale di New York dove si è celebrato il processo a Donald Trump, si poteva osservare un’altra crisi americana in corso. A cento metri da quella criminale c’è la Corte dell’immigrazione e sin dall’alba, con qualsiasi tempo, si forma una coda paziente. Sono tutti richiedenti asilo in attesa di poter avere un colloquio per un permesso di lavoro. Vengono dal Sud America, molti dal Venezuela, ma tra loro c’è pure chi è arrivato dal continente africano. A maggio la fila era meno lunga dell’autunno scorso, quando i migranti s’accampavano tutta la notte, ma quel mappamondo di speranze in perenne attesa, quei centomila migranti arrivati nella Grande Mela hanno scoperchiato ai newyorkesi un’emergenza umanitaria che si pensava lontana, confinata alla frontiera sud col Messico.
Una crisi brutalmente amplificata dai governatori repubblicani di Texas e Florida che avevano spedito verso nord, verso le città democrati...
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