
America latina, quo vadis?
Chavez va, Chavez ritorna: il populismo filocastrista ha riguadagnato una sua carta nel Venezuela, una volta terra di moderazione e di pace. Può essere che Chavez comprenderà meglio i limiti del suo potere: ma anche potrà considerare il vantaggio della sua forza.
La guerriglia delle Farc continua in Colombia: e non è detto che prima o poi essa termini con l’intervento statunitense come ad Haiti. La crisi economica argentina ha avuto una soluzione democratica e si è evitato un peronismo estremo, ma è evidente che il Mercosur con il Brasile non ha retto, non c’è stata solidarietà brasiliana nella crisi argentina. Ed il prezzo è una Argentina impoverita e debilitata nelle sue classi medie, che hanno guidato esse il fracasso delle casseruole ed hanno occupato la piazza. Porto Alegre è divenuta la mecca dei no global.
Il gene castrista rimane sempre in America latina ed è un gene populista che sopravvive alla forma sovietica di Castro.
Il castrismo è infine un populismo fondato sul sentimento antiyankee del mondo latinoamericano. Ed il partito dei Trabalhadores, il partito di Ignacio “Lula” da Silva, potrebbe vincere le elezioni brasiliane.
La grande carta latinoamericana della presidenza Bush non è stata giocata, non si è trovata una risposta alla pressione dei migranti messicani nonostante il trattato Nafta renda il Nordamerica un unico spazio economico.
Anche la sostituzione di Fujimori con Toledo non ha portato ordine in Perù: il conflitto tra governativi ed il partito aprista diviene un conflitto anche armato e certo procura disordine sociale. L’America latina non fa più notizia: grazie all’Aids, persino l’Africa meridionale la batte nell’informazione internazionale. Vi sono responsabilità della teologia della liberazione nel populismo sudamericano come vi sono nell’invasione delle sette religiose neoprotestanti in tutta l’area del Centroamerica e del Sudamerica.
Il cattolicesimo sudamericano vive attorno alla religione popolare, ma la sciagura dei vari Gutierrez, Boff, Sobrino non è priva di responsabilità nel formarsi di questa ondata populista.
Viene da sorridere pensando che ne è immune il Cile e forse grazie a Pinochet, che non vale certo peggio del barbudo di Cuba. Ma uno è in sella e l’altro è salvato dalla demenza senile. Una certa attenzione dei cattolici europei alla maggior area cattolica mondiale, che potrebbe dare alla Chiesa il nuovo Papa, sarebbe certamente dovuta.
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