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Amicone accettò per intero il rischio della libertà (anche a costo di giocarsi il posto in tv)

Di Marco Cobianchi
27 Novembre 2021
Anno 2011, esterno degli studi Rai di via Mecenate. Mi arriva tra le mani un comunicato di tutte le sigle sindacali della tv di Stato: chiedono di non invitare più Luigino
Luigi Amicone

Quando piangi non riesci a fare niente. Se non piangere. Però, una volta finito, razionalizzi il dolore e a me serve molto tempo. Ecco perché ho dovuto aspettare che Luigi Amicone fosse tumulato per ricordare la sua lezione di libertà. Sì, perché Luigi è stato (occhio ai verbi: non uso l’imperfetto, ma il passato prossimo, perché il passato prossimo rende qualsiasi avvenimento come compiuto, l’imperfetto lo rende troppo lontano e fumoso). Dicevo: Luigi è stato innanzitutto un uomo libero. E adesso ve lo dimostro.

Siamo nel 2011, io giornalista a Panorama, Luigi direttore di Tempi, ancora oggi il più intelligente mensile italiano. Spesso venivamo chiamati come ospiti a Italia sul 2, una trasmissione di attualità condotta da Lorena Bianchetti e Milo Infante che andava in onda tutti i pomeriggi su Rai2. Chiamavano me per commentare fatti di economia e Luigi per fatti di costume e società, a volte anche impegnativi da trattare. Non ci siamo m...

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