Il ricordo di Amicone in Comune a Milano e “l’imprevisto Sallusti”

Di Fabio Cavallari
22 Ottobre 2022
Il direttore di Libero ha raccontato con semplicità la sua verità con Luigi, il loro rapporto dentro la vita. Ricordando a tutti la profonda capacità del fondatore di Tempi di guardare l’altro con genuino interesse

Non fosse stato per Luigi Amicone, io non avrei mai ascoltato Alessandro Sallusti. Non lo avrei fatto perché, nonostante abbia mondato le mie sicurezze intellettuali di un tempo, abdicato ad una bella storia che è rimasta senza bandiere oltre che parole significative, permaneva in me un certo substrato culturale figlio della mia biografia. Sallusti non hai mai celato la sua posizione politica, talvolta anche con veemenza e fastidiosa prosopopea. Ma quella è l’immagine mediatica del professionista. È ciò che la moltitudine televisiva, la caricatura, spesso violenta dei media, offrono in pasto al pubblico. Poi la realtà è un affare che ha altre origini, diverse radici, cuori umani pulsanti.

E Sallusti ieri sera, proprio durante il momento della proclamazione del nuovo governo, che per un giornalista, è uno dei momenti topici degli avvenimenti politici, era al Consiglio Comunale di Milano. «Per tutto il giorno ho pensato di abdicare, ma non si sono riuscito». E subito, in una frase si è palesato un uomo che con molta semplicità ha raccontato la sua verità con Luigi. Il suo rapporto che non era dentro la quotidianità, ma piuttosto dentro la vita. Ha narrato la sua storia personale, senza la pretesa di tratteggiare la figura complessa e articolata di Amicone, ma in quelle parole semplici, ha saputo giungere al cuore di quel mistero, che per modestia e laicità ha chiamato “magia”, perplesso lui stesso che quella parole fosse la più adatta.

Ma sottraendoci ai sofismi, alle puntigliose sottolineature degli esegeti di mestiere, Sallusti ha parlato anche di me, di tanti di noi che di Luigi hanno colto, prima ancora del ciellino, la sua profonda capacità di guardare l’altro con genuino interesse, la sua instancabile e vivace voglia di conoscere, di entrare in contatto, di stabilire (e mi sia concesso un termine caro alla mia storia) una connessione sentimentale con l’altro. Sallusti mi ha emozionato e sono certo che a un anno dalla scomparsa di Luigi, da quell’ultima sera in cui ci siamo ripetuti mille volte «ti voglio bene», i semi che nel corso della sua vita ha sparso un po’ ovunque, senza mai preoccuparsi che magari stava uscendo dal seminato, ci doneranno ancora altre mille e mille sorprese. E allora ancora una volta, con l’emozione nel cuore «Grazie Grazie Grazie Grazie Luigi» e grazie Alessandro Sallusti per averci permesso di entrare in punta di piedi, in una piccola stanza della tua vita.

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