
Amicone, il nostro alfiere al Comune di Milano

Vita homini militia est e certamente nella battaglia della vita ognuno si comporta secondo caratteristiche e attitudini proprie. Ci sono i generali nelle retrovie che dalle colline impartiscono ordini agli uomini su come comportarsi nella pugna. Ci sono i cavalieri pronti a far galoppare i destrieri e creare scompiglio nel campo avversario. C’è la grande moltitudine dei fanti che avanza ora compatta ora ondeggiante verso il proprio destino. Ci sono gli esploratori che con sortite brevi e rapide si infilano negli accampamenti avversari per poi tornare a riferire ai generali. E poi c’è Gigi Amicone che s’è spinto così tanto in là oltre le linee nemiche che ogni tanto gli esploratori devono andare a recuperarlo.
In fondo, è sempre stata la sua forza. Essendo di natura guastatore e audace, ha sempre amato le sfide ardimentose. Per dire: ventisei anni fa fondò questo giornale e per anni – fino a oggi – l’ha sostenuto, protetto e cresciuto a dispetto di tanti nemici e pure di qualche amico. Non ha mai rinunciato a nessuna delle sue idee, ma non ha mai fatto diventare nessuna delle sue opinioni un ostacolo all’amicizia con chicchessia. Come l’abbiamo spesso sentito dire, «l’amicizia è la mia patria».
La prima politica è vivere
Ciellino e giussaniano per cromosoma, deve essere per questo che sa legare con tutti: dal terrorista fascio all’anarchico bombarolo, dal condannato al 41 bis al sacerdote santo che ha costruito una scuola sulle macerie del terremoto (don Villa, suo alter ego in tonaca), fino alla femminista lesbica anti utero in affitto e alla badessa di Vitorchiano.
È questo suo essere fuori da qualsiasi schema (compreso quello “clericale”, anzi, soprattutto, quello “clericale”) che lo fa diventare indispensabile in un mondo rigidamente euclideo, senza anima né attributi, che pensa che la politica sia una mera questione di cuoricini social o accordi sottobanco. Invece per Amicone, che dopo cinque anni in Consiglio comunale a Milano ora ci riprova nelle fila di Forza Italia, “politica” non è altro che continuare a fare quel che fa da sessant’anni: incontrare, giudicare, valorizzare il buono che c’è. Cioè rimanere fedele a uno slogan antico e attuale: “La prima politica è vivere”.
Un paladino del mondo alla rovescia
Persino quelli del campo avverso se ne sono accorti. Amicone ha fatto diventare una stelletta da appuntare al petto la definizione che ne ha dato di lui il Corriere della Sera: «Un eclettico paladino del mondo alla rovescia» perché ha osato con veemenza opporsi in Consiglio «al riconoscimento all’anagrafe del doppio papà per i figli dell’utero in affitto». Appunto: ma è Gigi l’alfiere di un mondo capovolto, il vessillifero di ragioni fuori dal tempo, o sono loro i cinici funamboli che giocano con le parole e il corpo di donne e bambini?
Comunque la pensiate, in politica di gente così ce n’è bisogno. Se la vita dell’uomo è una battaglia, avere un senso “guerriero” dell’esistenza non è un optional: è una vocazione.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!