Amnistia, indulto e rispetto della legge. Soprattutto per Lorenzo. Lettera al ministro Cancellieri

Di Giuditta Boscagli
10 Ottobre 2013
La richiesta del presidente Napolitano non è un regalo a qualcuno in particolare. Si ridarebbe invece una vita dignitosa a uomini che vengono trattati come bestie

Gentile ministro Annamaria Cancellieri,

Lorenzo è in carcere da quasi 11 anni, dal 17 di agosto potrebbe già essere a casa: è in semilibertà da più di un anno, sempre in buona condotta, ha un lavoro che lo attende, una fidanzata con cui ha sistemato casa e che aspetta solo di poter diventare sua moglie… e soprattutto è sceso sotto i tre anni di pena residua.

Ha consegnato tutti i documenti necessari più di due mesi fa, ma a tutt’oggi non ha idea di quando sarà convocata la camera di consiglio che deve decidere del suo futuro. I magistrati, il Ministero, l’intera istituzione giudiziaria sapeva che dal 17 agosto si poteva vagliare la sua situazione e controllare se avesse i presupposti per farlo uscire dal posto orribile in cui vive, nel quale una doccia calda è un miraggio e quattro uomini condividono uno spazio che basterebbe a malapena per due.

In casi di urgenza, come quello che viviamo, è giusto prendere provvedimenti d’emergenza, o almeno impegnarsi davvero e fino in fondo a rispettare il codice penale, facendo uscire da quelle odiose gabbie chi potrebbe riprendere finalmente in mano la propria vita.

La richiesta del presidente Napolitano non è un regalo a qualcuno in particolare, non sono i “colletti bianchi” (come qualcuno ha detto in queste ore) a guadagnarci: si ridarebbe invece una vita dignitosa a uomini che vengono trattati come bestie e nonostante questo restano profondamente umani e, per quanto cerchiamo di allontanarli da noi e di metterli a tacere in carceri dal volto troppo spesso disumano, non smetteranno mai di interrogare le nostre coscienze.

Giuditta Boscagli

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