Anche i ricchi piangono (per finta)

Di Fred Perri
22 Agosto 2002
I miliardari del pallone si lamentano per la mancanza di soldi. Ma è tutta una manfrina: in realtà gli euro ci sono, ma sono usati per altro. Leggere per credere

Non è vero niente, non è vero che il calcio è in crisi, non è vero che non ci sono più soldi. In realtà i soldi ci sono, solo che servono per fare altro. Questa è la verità sul mercato più flaccido degli ultimi cinquant’anni, sull’estate meno calda da un punto di vista calcistico. Vi spiego l’andazzo con una piccola parabola. Il nuovo padrone del Palermo, Maurizio Zamparini, stava per comprare anche il Genoa. O meglio, aveva trattato con Franco Sensi, padrone della Roma e pure della squadra siciliana, poi, però, la faccenda si era arenata. Allora Zamparini è finito a Genova, insieme con mezzo Venezia, a tentare di impossessarsi del vecchio e (una volta) glorioso “cricket”, adesso veramente messo male. Domanda: ma Zamparini vuole una società ad ogni costo, le colleziona come le figurine? No, per lui il calcio è relativo, è un veicolo. Zamparini deve piazzare i suoi supermercati “Emmezeta”: Sicilia e Liguria sono due mercati interessanti, equivalenti, quindi o Palermo o Genoa per lui pari sono. È il calcio del terzo millennio che i soldi non li spende più per i giocatori, o meglio non solo, ma per tutto il resto. In un certo senso l’obbiettivo è lo stesso, abbindolare voi, il pubblico, ma mentre prima lo spettacolo da pagare era quello offerto dai campioni sul campo, adesso, prima che arriviate in tribuna, vi avranno spennato ben bene.

Film, pop corn, magliette
È questo il nuovo grande business del calcio. Non vendere più solo il calcio, ma anche, e soprattutto, il resto. Per questo i soldi non ci sono. Al tempo. Ci sono alcune società che non li hanno, questo è certo e il caso della Fiorentina, che rischia la scomparsa, non è certo isolato. Ogni giorno la Gazzetta dello Sport pubblica l’elenco dei club a cui manca qualche milione di euro per iscriversi al prossimo campionato. Ma le grandi, che piangono miseria, in realtà i soldi ce li hanno, solo che, più che sui giocatori, cioè sullo spettacolo sul campo, puntano a vendere agli spettatori tutto il resto: i pop-corn, il film, la maglietta, l’intimo. Questo è il nuovo business del calcio. Così la Juventus sta per cominciare la creazione di “Mondojuve”, il centro di Vinovo che diventerà la cassa di famiglia, così Inter e Milan vogliono trasformare San Siro in qualcosa di simile a uno stadio-salotto del nord Europa, dove la gente va a vedere la partita e oltre al biglietto paga pure un bel centomila di vecchie lire per pranzare nel ristorante con vista campo. Basta col panino con la porchetta e col sacchetto di lupini. Cacciate la lira, pardon l’Euro, gente.

Facciamo casino
E pare che anche le pay-tv non siano così in crisi come sembrano. Insomma, tutti piangono miseria per tirare sul prezzo, come sempre hanno fatto i ricchi. Non cadete nell’inganno. Semplicemente questo è un momento di assestamento, l’anno prossimo si riprenderà come prima, più di prima. E a qualcuno è già venuta un’idea per il futuro, ascoltati i dibattiti parlamentari sulla possibile riapertura delle “case”. Oltre al business (rendono moltissimo come racconta “Sophie”), per le società di calcio, avere dei bordelli di proprietà, consentirebbe un maggiore controllo sulla vita sessuale dei giocatori. Le telecamere, al “Viva Lain” di turno, non le metterebbero più i caramba, ma Moratti e Galliani. Voi dite che sto pazziando, che sto celiando? Mah. Secondo me qualcuno ci ha già pensato. Ormai non si butta via niente. Ah, dimenticavo: sconti per abbonati.

Dietro lo spettacolo, niente
I tifosi blucerchiati gongolano perché pensano che sia arrivato il nuovo Mantovani, il mecenate che ha creato il periodo d’oro della Sampdoria. In realtà, il nuovo presidente, Riccardo Garrone, dietro i lustrini e le paillettes del raduno-spettacolo e dietro i piani di rafforzamento della squadra, oggettivamente ambiziosi, nasconde un grande interesse commerciale nella vicenda. Appena arrivato ha subito cominciato a dire che bisogna abbandonare il vecchio e caro “Luigi Ferraris” di Marassi e prevedere un nuovo impianto nella zona ovest della città, alla Trasta, ovviamente da dividere con il Genoa, ovviamente al centro di un complesso che prevede centro commerciale, multisala cinematografica, parco dei divertimenti, supermercati, feste popolari. Ha detto che troverà un acquirente per il Genoa: e ti credo, così è d’accordo con lui.

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