Anche se è amore non si vede – Di nuovo al cinema Ficarra e Picone

Di Simone Fortunato
15 Dicembre 2011
Ficarra e Picone di nuovo insieme sul grande schermo. E stavolta si cimentano per la prima volta dietro la macchina da presa: il risultato non è all'altezza dei film precedenti ma il duo siciliano strappa comunque più di una risata al pubblico

Ha una marcia in meno rispetto ai precedenti La matassa e Il 7 e l’8, il più riuscito di tutti. Il film di Ficarra e Picone, qui nella triplice veste di interpreti, sceneggiatori e registi, risente di tanti piccoli errori. Innanzitutto il cambio di location, dovuto a motivi economici, dal profondo sud a un’anonima Torino dove i due attori siculi sono autentici pesci fuor d’acqua con la bizzarria che in sede di sceneggiatura non si sia sviluppata l’idea di un contrasto linguistico, presente solo a piccole dosi; in secondo luogo, la scelta ardita di cambiare regista. Fuori Giambattista Avellino, regista dei due loro precedenti film e autore di C’è chi dice no e dentro loro stessi, alla prima esperienza da soli dietro la macchina da presa. La scelta non è felice e ricorda la decisione analoga del trio Aldo, Giovanni & Giacomo quando abbandonarono il regista dei loro film migliori, il solido Massimo Venier, e si trasformarono in registi con i vari poco convincenti Anplagghed e Il cosmo sul comò.

 

La regia è acerba e si vede: la storia ha molto meno ritmo e alcune sequenze, come le molte schermaglie, appaiono deboli anche per scelte tecniche discutibili, come la ripetizione di tanti, troppi, campi e controcampi. Da ultimo, anche la sceneggiatura non è delle migliori: è molto costruita, in alcuni momenti sin troppo complessa e lo svolgimento della girandola degli equivoci appare macchinoso e ben lontano dal meccanismo oliato dei film precedenti. Beninteso, Ficarra e Picone mantengono alta la bandiera di un certo modo garbato e non volgare di intrattenere: sono bravi, affiatati e non devono ricorrere alle sconcezze per far sorridere e ridacchiare.

 

Alcune idee – la sequenza paradossale dell’ingorgo del traffico – sono davvero riuscite e mettono buonumore, ma nel complesso il film è poco omogeneo e i tempi comici, la cosa più difficile da far quadrare, non perfetti. In una commedia poi, soprattutto in quella dove l’equivoco regna sovrano, contano, e tanto, i caratteristi, uno dei punti di forza del cinema del duo siciliano. Qui lo spazio viene lasciato a interpreti deboli e di scarsa vis comica (la Zacharias e David Furr nei panni del fidanzato americano). Di più, tutto il sottotesto legato al contrasto tra Usa e Italia non convince: è troppo ripetuto, le gag linguistiche sono un po’ ovvie e alla fine si scade in un finale farsesco, il momento più debole dell’intero film. In definitiva, non un brutto film: anzi un intrattenimento garbato ma anche ingessato, in cui gli attori alle prese con un cambio di direzione, dalla commedia degli equivoci puri alla commedia sentimentale con equivoci, appaiono imbrigliati dallo schema narrativo e non sempre a proprio agio.

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