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Non ci siamo ancora svegliati dall’illusione che “andrà tutto bene”

Di Alfredo Mantovano
08 Aprile 2022
Invece di aiutare malati e disabili si discute la legge sull’eutanasia. Invece di rilanciare la scuola si prova a facilitare il consumo di droga. Costa fatica uscire dal Paese dei balocchi
Un cartellone con lo slogan ‘andrà tutto bene’ esposto a una finestra
Un cartellone con lo slogan “andrà tutto bene” esposto a una finestra durante il primo lockdown anti Covid del 2020 (foto Ansa)

Di “andrà tutto bene” si è detto già tanto: un tentativo beota di esorcizzare un male vero, che si è tirato dietro milioni di morti nel mondo, insieme con le sofferenze di chi è rimasto, e con danni economici non ancora quantificabili. Quell’espressione si è rivelata non soltanto una irritante manifestazione di impotenza: è stato il simbolo di una voluta mancata consapevolezza della pandemia, della sua dimensione devastante, del suo lascito di indebolimento sociale, di incremento del rancore, di sfilacciamento di relazioni, di allontanamento dalla fede.

Conoscere il male che ti colpisce non è necessariamente il presupposto per incrociare la terapia che risani, ma è la strada per affrontarlo con qualche luce che illumini il percorso; per accettarne financo l’esito ineluttabile, ma avendone coscienza, non vagolando nel buio. Quella coscienza può pure lasciarti insonne, ponendoti brutalmente di fronte a una realtà che avresti voluto evitare:...

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