And the leader is…

Salvini? Toti? O sarà Berlusconi a «mettere tutti d’accordo»? La versione di Liguori sul tema più dibattuto della politica. A destra come a sinistra. Dove ora perfino Gentiloni «ha diverse chance»

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Paolo Liguori è stato in prima linea in tutti i momenti salienti della recente storia d’Italia. Dopo aver vissuto gli anni di piombo, la fine della Prima Repubblica, l’avvento della Seconda e la discesa in campo di Silvio Berlusconi, l’era di Matteo Renzi, il direttore di TgCom è estremamente preoccupato dall’attuale incertezza politica.

Direttore, gli ultimi ballottaggi hanno visto una vittoria a sorpresa del centrodestra, ma neanche il tempo di esultare e subito è di nuovo lite sulla leadership: Salvini la reclama ora più che mai, Berlusconi ribatte che serve un’aggregazione moderata e liberale. Sembra un dialogo tra sordi…
È Salvini che cerca queste sottolineature. Avviene sempre. Alla fine di ogni tornata elettorale lui ribadisce di voler essere il leader del centrodestra. Però man mano che lo ripete i suoi voti diventano inferiori a quelli di Forza Italia e quindi neanche matematicamente potrebbe essere leader di tutti.

Nessun accordo neanche sulla legge elettorale: il Cavaliere non si smuove dal proporzionale che gli lascerebbe mani libere mentre il leader della Lega e la Meloni vorrebbero ripetere l’alleanza delle comunali anche alle politiche, e per questo invocano un sistema maggioritario. È possibile un accordo?
Io non credo che serva un accordo. Ci sarà un sistema elettorale condiviso. Sarà o il proporzionale puro o quello alla tedesca. Non può limitarsi a una lotta interna, la legge elettorale deve essere condivisa da tutti o quasi. Poi ognuno misura i suoi voti e ci si mette insieme in Parlamento. La Lega è molto forte al Nord ma al Sud per ora ha prodotto davvero poco. Salvini è contento dei risultati elettorali, ma dove sarebbe andato senza Giovanni Toti? Non avrebbe vinto in Liguria, a Genova e neanche a La Spezia.

La stessa Forza Italia sembra divisa tra queste due linee: c’è chi guarda a Toti e quindi al matrimonio con Salvini e chi invece resta allineato completamente a Berlusconi e considera quello con la Lega un abbraccio mortale. Anche tra gli azzurri si rischia la resa dei conti?
In Forza Italia sono egoisti e non sono lungimiranti, fanno finta di guardare tutti a Berlusconi perché è comodo e gli impedisce di vedere se c’è qualche altro leader. Quando il Pd si è trovato senza capi è arrivato il sindaco di Firenze e ha comandato per 5 anni. Ma chi era Renzi all’epoca? Solo il sindaco di Firenze. Molto meno del governatore della Liguria, molto meno di Toti. Quando sento esponenti di Forza Italia dire che Toti è inadeguato penso che siano invidiosi: certamente Toti è più leader di loro che restano all’ombra di Berlusconi e basta.

Non serve un cavaliere bianco, un frontman capace di mettere tutti d’accordo, seppur nelle diversità delle varie anime del centrodestra? Basta Toti?
C’è il Cavaliere Silvio Berlusconi che deve mettere tutti d’accordo. Qualcuno, nel partito, ha interesse a dire che Toti stia meditando di girare le spalle a Berlusconi, quando invece è da sempre uno dei suoi più fidati consiglieri.

Sembra quasi che lei stia lanciando la candidatura a premier di Toti. È lui l’unico in grado di fare da cerniera tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia?
Io non lancio nessuno, io prendo atto che Toti ha fatto in Liguria quello che nessun altro ha saputo fare nella propria regione, altrimenti il centrodestra governerebbe ancora l’Italia. Quelli che ora attaccano Toti che cosa hanno fatto in Campania, in Puglia e in altre regioni tradizionalmente moderate che sono state perse? Perché ora ci sono De Luca ed Emiliano anziché esponenti di Forza Italia? Perché sono incapaci, hanno perso e sono andati a nascondersi sotto l’ombrello di Berlusconi. Se fossi in lui li rimanderei sul territorio e gli direi: non fatevi vedere finché non mi riportate il primato. Si parla tanto di Toti solo perché è l’unico che ha vinto strappando una regione e i suoi comuni più importanti alla sinistra.

Se possibile, la situazione a sinistra è anche peggiore. Renzi è sotto assedio, lo accusano degli ultimi fallimenti e ora tutte le componenti prendono le distanze da lui. Il suo ritorno a Palazzo Chigi sembra diventare un miraggio.
Il desiderio di potere, di vincere e di occupare ruoli importanti può compattare anche le truppe più malmesse. Dopo le elezioni europee del 2014 si erano tutti allineati a Renzi perché vinceva. Ora gli stessi, dopo il referendum costituzionale e le amministrative, sentendo l’odore della sconfitta, lo abbandonano e scappano.

Se l’aspettava la brusca rottura con Romano Prodi? Quanto ha pesato la vicenda dei 101 franchi tiratori che affossarono la sua nomina a capo dello Stato?
Il governo Renzi nacque da una congiura. In tre ore 101 franchi tiratori, presumibilmente vicini a Renzi, affossarono Prodi con la regia e l’input di Napolitano. Il quale subito dopo diede l’incarico del governo a Enrico Letta e poi, senza passare per nuove elezioni, lo assegnò a Renzi. Ognuno in quella vicenda fosca ha avuto il suo tornaconto: Renzi Palazzo Chigi, Napolitano il bis al Quirinale mai avvenuto prima. Per Prodi questa è una vendetta più che naturale. È fisiologica.

Renzi più è attaccato, più reagisce. Si sente accerchiato dai tanti che vogliono farlo fuori. L’alleanza a sinistra con Giuliano Pisapia diventa impossibile?
Se Renzi si alleasse con Pisapia sarebbe come uno che in una guerra all’ultimo sangue con la Germania si allea con il Lussemburgo o con San Marino. Quanti voti ha Pisapia? Probabilmente siamo sullo stesso livello di quelli di Alfano.

È vero che gli italiani non amano più Renzi perché è diventato arrogante?
Gli italiani non lo amano più perché ha smesso di essere un innovatore e ha avuto la sua buona percentuale di scandali, mentre si annunciava come l’uomo nuovo. Quelli del Pd, invece, molto pragmatici come tutti gli ex comunisti, non lo amano più perché non li fa più vincere.

Che consiglio darebbe al segretario del Pd per uscire dall’angolo?
A me Renzi è più simpatico rispetto a tanti suoi oppositori. Tuttavia non sempre ha fatto il bene del paese. È abile, e infatti da Firenze è arrivato a Palazzo Chigi, e non sono così arrogante da credere di potergli dare consigli.

L’impressione è che la mancanza di coalizioni unite, oltre all’assenza della legge elettorale, renda di fatto impossibile andare alle urne prima della fine naturale della legislatura. Certo, l’incidente parlamentare è sempre dietro l’angolo. Ma non le sembra che non ci siano alternative al governo Gentiloni?
È vero, Gentiloni sta in piedi perché non ci sono alternative. Ha ereditato molti ministri da Renzi, alcuni anche di carta velina. Non li ha potuti scegliere. Ma è una persona misurata e capace, attenta e intelligente. Seppur tra mille fibrillazioni resterà in sella fino alle elezioni.

Si può ipotizzare una sua conferma a Palazzo Chigi anche dopo il voto?
Gentiloni non ha molti nemici e dal momento che il prossimo premier sarà scelto in parlamento ha diverse chance di restare al suo posto, quantomeno se non ci saranno vincitori e vinti.

Intanto l’immigrazione è sempre più una tragedia. In migliaia ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. L’ultima proposta è chiudere i porti alle navi delle Ong straniere per costringerle a far rotta anche negli altri paesi. La considera praticabile?
È un’opzione doverosa, nessuna nave che non sia della marina o della capitaneria dovrebbe più approdare in Italia. Non dobbiamo più far passare nessuno. Le Ong possono salvare gli immigrati e portarli in altri posti, nei paesi europei del Mediterraneo ma anche in Egitto e in Tunisia. Anche perché se noi accogliamo migliaia di persone al giorno in maniera bestiale facciamo un peccato più grave che chiudere le frontiere. Li stiamo gettando nelle mani della malavita e della prostituzione e siamo fortunati se non scopriamo che ci sono anche traffici di bambini. Quelli che accogliamo, pochi, dobbiamo essere in grado di integrarli.

Il centrodestra, nonostante le divisioni, attualmente ha il favore degli elettori perché prevalgono la voglia di sicurezza e la necessità di fermare l’immigrazione di massa? O è perché centrosinistra e Movimento 5 Stelle sono in crisi?
Il punto è che per un immigrato lo Stato spende 38 euro al giorno, quasi mille euro al mese. Il doppio di quanto spende per la pensione minima di un italiano povero. Si è creata una spaccatura sociale che ha travolto anche il Pd. A Sesto San Giovanni la sinistra che governava dal ’46 ha perso perché aveva deciso di far costruire una moschea. Anche a Genova, Piacenza e Pistoia, città rosse da sempre, la questione immigrazione è stata decisiva. I cittadini si sono sentiti presi in giro da un gruppo dirigente che continua a dire sciocchezze e a riempirsi la bocca con la parola accoglienza.

Da romano come giudica le condizioni della capitale e l’attività svolta fin qui dal sindaco Virginia Raggi?
Le condizioni della città sono terribili da almeno vent’anni. Le ultime amministrazioni l’hanno venduta agli affaristi, alle clientele, alla corruzione, alla mafia. I problemi nascono anche nella strafottenza e nell’arroganza della macchina capitolina e nell’incapacità dei dirigenti. Roma è sporca, piena di buche e degradata. La Raggi in questa situazione è una marziana. Non è riuscita a risolvere nulla. È una gaffe continua, ma non è un mostro, è un sindaco travolto dalla situazione che vuole dimostrare di saper tenere duro. Ma non ce la farà, anche perché non c’è più niente che funzioni nella capitale. L’unica eccellenza che c’era a Roma era Francesco Totti, ora purtroppo se ne è andato anche lui.

@ratiglia

Foto Ansa

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