
Anonymous VS arti marziali: quando non basta fare i bulli dietro lo schermo
Anonymous continua a creare problemi. La comunità di hacker è riuscita a violare alcuni tra i più importanti siti al mondo, Fbi, Vaticano, Governo americano compresi. Ma cosa succede quando un ragazzino di 13 anni si mette a violare il sito dell’Ultimate Fighting Championship, l’associazione di arti marziali miste americana? Succede che il suo presidente, Dana White, non ci sta e passa al contrattacco.
Il collettivo di pirati informatici a inizio anno aveva deciso di attaccare il sito dell’Ufc perché l’associazione aveva espresso il suo parere positivo alla legge anti-pirateria. Il sito subisce l’attacco ma mr. White non si scompone, anzi, nel corso di un’intervista guarda dritto in camera e urla: «Fatelo ancora se avete il coraggio, per chi mi avete preso, per eBay? Provate a farlo di nuovo. Volete mandare delle pizze a casa mia e rendere pubblico il mio numero di Social Security? Chi se ne frega! Se la gente volesse davvero il mio numero di Social Security, sono sicuro che lo troverebbe!».
Da qui si è scatenata una vera e propria guerra a colpi di tweet. Da un lato gli Anonymous strafottenti (“Sappiamo dove sei” “Ti stiamo osservando”), dall’altro le risposte del presidente dell’Ufc, per nulla spaventato «dal branco di nerd»: «Trovatemi brutti nerd. Sono a Chicago, e questo è il nome del mio hotel, vi sto aspettando». Sono state sufficienti un paio di settimane perché mr. White potesse cantare vittoria: l’Fbi e il Dipartimento per la sicurezza nazionale sono riusciti a individuare da dove provenivano gli attacchi e almeno una dozzina di persone sono state arrestate (anche se l’autore principale è sfuggito alla “cattura”), Dana White è diventato un eroe e ha invitato tutti a non cedere al ricatto dei «bulli di Internet» e di continuare a lottare per difendere la propria proprietà intellettuale.
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