
Anthony Loyd, il reporter del Times rapito dai suoi «amici» ribelli in Siria: «Volevano fare un po’ di soldi con noi»

La storia di Anthony Loyd ricorda in qualche modo quella di Domenico Quirico, anche se il giornalista del Times è stato più fortunato. Tradito e rapito in Siria da una fazione ribelle che in passato l’aveva aiutato a entrare nel paese e a realizzare servizi, il suo sequestro è durato poche ore grazie all’intervento di una fazione islamica che gli ha salvato la vita.
IL SEQUESTRO. Nel mese di maggio Loyd, insieme al fotografo Jack Hill e al loro interprete Mahmoud, stava tornando in Turchia dopo aver realizzato un servizio ad Aleppo. Lungo la strada sono stati bloccati da alcuni uomini che li hanno prelevati e portati in una casa fuori dalla città di Azaz. Li hanno bendati, ammanettati e chiusi nel bagagliaio di un’auto.
«QUANTO PENSI CHE VALGANO?». Loyd non ha capito il motivo del rapimento fino a quando non ha sentito i ribelli affermare: «Quanto pensi che valgano?». Racconta il giornalista: «Ridevano e parlavano. Era chiaro che volevano fare un po’ di soldi con noi». Loyd fu trasferito in un garage, mentre gli altri due restarono dentro l’auto.
Se oggi il giornalista del Times è in grado di raccontare la sua storia alla Bbc è solo perché Mahmoud è riuscito a slegarsi le mani e a scappare: «È riuscito ad aprire il bagagliaio e ad attaccare la guardia. Anche Hill l’ha seguito, hanno combattuto con la guardia e sono fuggiti».
IL RAPITORE. Loyd ricorda di aver sentito una voce gridare «Scappa!». «Mi sono tolto la benda, ho visto che ero solo nel garage e sono scappato su per le scale fin sul tetto della casa», continua il reporter. Dal tetto ha visto per la prima volta il suo rapitore, Hakim, che era riuscito a raggiungere Hill e lo stava picchiando. Questa visione l’ha sconvolto: «Hakim è stato nostro ospite fino a quella mattina. Lo conoscevamo da due anni e mezzo: non era certo un bravo ragazzo ma ci aveva protetto, fornito un rifugio e spezzato il pane con noi. Avevo buone ragioni per credergli».
«CREDEVO FOSSI NOSTRO AMICO». Loyd non sapeva abbastanza a fondo con chi aveva a che fare. Dopo essere sceso dal tetto e cercato di scappare, è stato catturato da sei uomini armati. «Hanno cominciato a picchiarmi con le mani e il calcio dei fucili. Mi hanno trascinato in strada sanguinante. Mi hanno portato davanti ad Hakim. Gli ho urlato: “Credevo fossi nostro amico”. Lui non mi ha risposto ma mi ha sparato due volte alle caviglie. Dopo hanno continuato a picchiarmi».
SALVATI DAGLI ISLAMISTI. A quel punto, i ribelli l’hanno portato in ospedale per non compromettere la sua salute. Ed è lì che un membro della formazione radicale Fronte islamico l’ha visto e ha ordinato di rimetterlo in libertà. «I ribelli che mi avevano rapito hanno protestato ma è bastata una sua occhiata perché se ne andassero». A salvare Loyd è stato l’interprete, Mahmoud, che dopo essere riuscito a scappare ha chiamato in loro soccorso alcuni uomini della fazione islamista.
Il giornalista del Times non si spiega un simile comportamento da parte dei ribelli: «Abbiamo lavorato duramente per cinque giorni ad Aleppo con lo scopo di rendere nota a tutti la loro condizione di sofferenza. La decisione di Hakim di rapirci e rubare il nostro equipaggiamento ha danneggiato la sua stessa gente, rubandogli la voce. Non capisco».
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2 commenti
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Psicolabile = aggettivo che descrive una psiche che cambia atteggiamento con la stessa frequenza con cui cambia il vento = questa guerra è la conseguenza degli affari del Narcotraffico degli ultimi decenni = la responsabilità di questa guerra è di chi ha venduto droga negli ultimi decenni = non facciamo i soliti mafiosi italiani e rendiamoci conto che se si permette che questo succede in Siria, fra pochi anni potrebbe succedere anche in Europa…
Alcuni non hanno ancora capito che in Siria la classica distinzione manichea tra buoni e cattivi (che già di per sè vale poco nella realtà) non si può applicare a questo paese. Non siamo in Guerre Stellari, con l’Impero malvagio da un lato e i ribelli buoni dall’altro, Assad è un dittatore violento, ma i ribelli non sono migliori di lui, e forse sono anche peggio. Aveva ragione Quirico, la rivolta siriana è cominciata bene, con il desiderio di avere la libertà, ma ormai i ribelli sono sia islamici fanatici che sognano di rifondare il califfato, sia criminali comuni, come in questo caso. Chi ci va veramente in mezzo è la gente semplice, come al solito.