Antonio, tartassato già a 12 anni. Deve 1300 euro al fisco per un’auto non sua

Di Chiara Rizzo
05 Ottobre 2012
Storia di un bambino di Brindisi che si è visto recapitare una cartella esattoriale per un'automobile non di sua proprietà. Il cui bollo non è stato pagato tre anni prima che lui nascesse

A dodici anni Antonio è già abituato alle prime pagine dei giornali. Pur essendo un normalissimo ragazzino della sua età, che frequenta la scuola media nel paesino in provincia di Brindisi dove abita, dalla nascita Antonio sembra destinato ai riflettori. La prima volta è accaduto proprio quando a settembre del 2000 la sua culla è stata presa d’assalto da fotografi e cameraman perché è il secondo di quattro gemelli, un parto quadrigemellare da guinnes. La seconda volta è oggi, ma Antonio alle cronache ci torna per un fatto meno felice per sé: è il primo dodicenne tartassato (per sbaglio) d’Italia.

IL MODELLO DELL’AUTO. Qualche mese fa, tornando da scuola e dalla solita partita di calcetto, probabilmente all’ora della merenda con pane e Nutella, Antonio ha provato il sentimento di tanti altri tartassati più vecchi di lui. Sul tavolo di casa c’era una busta da lettera con il suo nome: mittente Equitalia. L’Ufficio di Brindisi dell’agenzia di riscossione delle tasse reclamato da Antonio, indicando precisamente il suo codice fiscale e l’indirizzo, il pagamento di 1.338,77 euro, da “versare quanto prima”. Secondo Equitalia Antonio avrebbe dovuto pagare la tassa di 312.23 euro per l’immatricolazione della “sua” auto Renault R9 (c’è scritto pure il modello) già nel 1997. Cioè tre anni prima di nascere: infelice destino di essere italiani, perseguitati dal fisco pure prima di arrivare alla culla. Non solo: dato che l’ignaro dodicenne non ha potuto pagare a suo tempo, Equitalia ha conteggiato le sanzioni maturate negli anni, gli interessi, le addizionali, e il costo di notifica degli atti.

[internal_gallery gid=50752]

BRAVO CHIERICHETTO. Cosa è accaduto lo ha raccontato alla Gazzetta del mezzogiorno suo padre, tra il serio e il faceto: «Antonio, da bravo chierichetto, educato a non mentire, è venuto da me singhiozzando. E dicendo che doveva pagare 13oo euro, ma non aveva spiegazioni». Il padre del bimbo ha chiesto aiuto ad un consulente che, dopo due giorni di spola tra gli uffici di Equitalia di Bari e Brindisi e quelli dell’Aci, ha scoperto che l’auto appartiene ad un uomo nato nel ’59 a Monopoli (Bari), e acquistata nell’85. Non c’è un caso di omonimia, per il momento: pare solo esserci stato un errore, mai rimediato.

Articoli correlati

2 commenti

  1. malta

    Una bella causa ad equitalia, magari anche alla corte dei diritti

  2. Tribute to Tm

    Credo che il funzionario equitalia che ha sbagliato debba essere trascinato in tribunale dai genitori che dovrebbero chiedere i danni morali ed esistenziali per il trauma che ha subito il bambino.

    Nessuna pietà contro creature crudeli e che perseguitano anche i minorenni

I commenti sono chiusi.