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Fino a pochi anni fa la percezione dell’Arabia Saudita all’estero, incluso in buona parte del mondo islamico, era quasi completamente legata a due aspetti: la dipendenza dalle rendite da idrocarburi e la ricchezza che ne è conseguita, e l’associazione con l’islam wahhabita, una corrente radicale dell’islam sunnita. Questi due elementi non solo hanno contribuito all’evoluzione della società e dello Stato saudita in una sua specifica forma, ma hanno finito per caratterizzare ogni aspetto della vita dei cittadini sauditi.
Per usare le parole di un esponente di primo piano della famiglia reale, il principe Turki al-Faisal, figlio di re Faisal nonché capo dell’intelligence del Regno dal 1977 al 2001, il legame tra la dinastia regnante degli al-Saud e gli eredi della tradizione wahhabita, insieme all’impegno per l’adesione alla tipologia di islam specifica diffusa da Ibn Abd al-Wahhab, è «la ragion d’essere dello Stato saudita» (cfr. Prince Turki al-Faisal, The Afghanistan File, Arabian...
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