L’Area B a Milano (forse) non funziona, ma non c’è nessuna “emergenza smog”

Il provvedimento voluto dal sindaco Sala per impedire l'ingresso in città ai veicoli non conformi a certi standard ambientali non ferma le auto, anzi. Ma l'inquinamento (che cala da decenni) non si combatte così

Gennaio 2020, taratura delle telecamere per l’Area B a Milano (foto Ansa)

Area B non funziona?

Il provvedimento adottato dall’amministrazione di Milano vieta l’ingresso in città ai veicoli non conformi ai più recenti standard ambientali. Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi al Comune, sostiene che ci sono «850mila ingressi in Area B, ma la giunta nasconde i dati per non dovere riconoscere che con queste deroghe Area B non limita le auto che entrano». Aggiunge altresì il consigliere: «Siamo in una situazione di allarme senza provvedimenti reali».

Il dato fornito sembra essere riferito a un picco. In media, da gennaio a luglio, gli ingressi sarebbero stati 632mila al giorno, duemila in più rispetto all’anno scorso.

I dati che non si sanno sull’Area B

Come interpretare l’apparente paradosso? L’esito dipende da più fattori. Senza dubbio, i ripensamenti dell’amministrazione con la previsione di più eccezioni alle regole stabilite inizialmente hanno ridotto l’impatto della misura.

Vi sono poi coloro che, a seguito della introduzione del divieto, hanno deciso di acquistare un’auto nuova (una delle deroghe riguarda chi ha sottoscritto un contratto di acquisto, leasing o noleggio a lungo termine per un nuovo veicolo ma non ne è ancora in possesso) e, dunque, continuano a entrare in città.

Infine, nel confrontare i flussi del 2023 con quelli del 2022, occorre tenere conto della evoluzione spontanea degli stessi; in assenza del provvedimento si sarebbe potuto registrare un incremento del traffico superiore a quello effettivamente rilevato. Se così fosse, la sostanziale stazionarietà dei dati attesterebbe che la politica adottata ha avuto un qualche impatto.

La richiesta di conoscere tutte le informazioni da parte di Monguzzi è del tutto condivisibile e, se accolta, consentirebbe di esprimere un giudizio più articolato su quanto accaduto. Non si può dire lo stesso per il riferimento alla situazione di allarme. Che non c’è, se non sui giornali dove ritorna puntualmente a ogni stagione autunno/inverno con titoli che si ripetono identici da decenni. È sempre “emergenza smog”.

Area B? L’inquinamento a Milano è in calo da decenni

La realtà è ben diversa. Da decenni i livelli di inquinamento di tutti i principali inquinanti sono in forte calo a Milano così come nelle altre città italiane ed europee. Si può aggiungere che, per quanto riguarda le polveri sottili, l’inquinante che ha i maggiori effetti negativi sulla salute, il peso del traffico è minoritario: nel caso di Milano rappresenta una quota pari a circa il 15 per cento. Ne abbiamo avuta conferma all’epoca delle forti restrizioni della mobilità in pandemia. Pur in presenza di un crollo dei flussi veicolari, la concentrazione di polveri si ridusse solo marginalmente.

Contributo percentuale dei vari settori alla concentrazione di polveri fini a Milano

Di conseguenza, provvedimenti come Area B o il divieto di circolazione dei veicoli Euro5 in Piemonte, rientrato solo all’ultimo momento, non possono che avere un impatto minimo sulla qualità dell’aria. Occorre poi ricordare che, in assenza di qualsiasi altra ulteriore misura restrittiva, le emissioni di auto e camion continuerebbero comunque a calare con il naturale ricambio dei veicoli.

Inquinamento, i contraddittori limiti imposti dall’Ue

Se paragonassimo l’inquinamento a un vasetto di Nutella dovremmo immaginarlo ricolmo cinquanta o sessanta anni fa. Poi, negli anni, lo abbiamo via via svuotato e oggi con il cucchiaino o il coltello stiamo raschiando il fondo. Un approccio ragionevole sarebbe quello di chiederci quali azioni sia ancora opportuno intraprendere e quali, invece, siano troppo onerose rispetto ai benefici attesi.

Se si prendono come riferimento le stime di danno fornite dall’Unione Europea e le si comparano con i costi della sostituzione anticipata dei veicoli o, peggio, del dover rinunciare al muoversi nei casi in cui non sia disponibile una valida alternativa, si scopre che il bilancio è fortemente negativo. Vi è dunque una contraddizione tra quello che si dovrebbe fare soppesando vantaggi e svantaggi e quanto impongono i limiti stabiliti dalla stessa UE in modo uniforme in tutti i Paesi e senza tenere conto delle peculiari caratteristiche orografiche della Pianura Padana, più sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. La colpa più grave del Nord è quella di essere contornato dalle Alpi.

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