Area C, Rozza (Pd) è categorica: «Basta agevolazioni per chi abita in centro»

Di Chiara Sirianni
16 Gennaio 2012
Intervista al capogruppo del Pd Carmela Rozza nel giorno in cui l'Area C, che prende il posto di Ecopass, viene introdotta a Milano: «A molti radical chic del centro l’idea di non prendere la macchina non passa nemmeno per la testa. Se c’è una regola deve valere per tutti. I residenti non possono pretendere di non pagare e avere tutti i vantaggi»

È il giorno di inaugurazione della controversa Area C, la “congestion charge” che regola la circolazione delle auto in centro, entro la Cerchia dei Bastioni. Salvo poche eccezioni, tutti dovranno pagare il ticket, anche i residenti. E mentre questi protestano, e non solo loro, il sito del Comune di Milano ospita il banner “Milano viaggia con te 2012” con tutte le informazioni e le istruzioni per richiedere l’abbonamento annuale urbano gratuito di Atm riservato a disoccupati, cassaintegrati e giovani precari. Una misura di incentivo all’utilizzo dei mezzi pubblici e un tentativo da parte del centrosinistra di rispondere all’opposizione, che ha parlato di «rubare ai poveri per dare ai ricchi».

Per introdurre l’Area C, che sostituisce Ecopass, la giunta Pisapia si è basata sui risultati del referendum del 12 e 13 giugno a Milano, quando circa l’80% dei votanti si è espresso a favore di un insieme di misure (tra cui il pedaggio) per combattere il problema della congestione. Cittadini del centro compresi. Proprio per questo motivo a Carmela Rozza, capogruppo Pd in consiglio comunale, le polemiche dei residenti in centro (che si sono lamentati di dover pagare per rientrare a casa propria) proprio non vanno giù: «Io personalmente al referendum ho votato no, perché ritenevo il quesito eccessivamente prescrittivo. E poi non penso che i referendum abbiano senso su temi come l’inquinamento e il traffico, su cui non esistono misure salvifiche».

I milanesi hanno scelto deliberatamente un inasprimento di Ecopass? Sono stati accontentati, spiega Rozza: «Ulteriori agevolazioni ai residenti del centro non avrebbero senso: avranno più mezzi pubblici di quelli che già circolano, avranno un’aria più pulita e il valore delle loro case aumenterà». C’è a margine un problema oggettivo di educazione: «A molti radical chic del centro l’idea di non prendere la macchina non passa nemmeno per la testa. C’è molta arroganza, vorrebbero poter usare la macchina quando gli pare e piace. È un ricatto a cui, come Pd, non vogliamo sottostare. Se c’è una regola, deve valere per tutti. I residenti non possono pretendere di non pagare e avere tutti i vantaggi, mentre gli altri pagano e subiscono gli svantaggi».

Gli “altri” sono, ad esempio, i lavoratori costretti a entrare in centro anche più volte al giorno. E con redditi, si suppone, inferiori ai residenti in Zona 1. «Lo ribadisco: non ammetto forme di abbonamento per chi risiede all’interno dell’Area C. Si creerebbe un ghetto al contrario, di privilegiati. Piuttosto, sfrutteremo il carattere di sperimentazione che l’iniziativa avrà per due mesi per rilevare eventuali distorsioni ed inserire correttivi per i lavoratori, a cui riconoscere una deroga. Ci siamo dati sei mesi di tempo». Su proposta dell’assessore Bisconti, l’Area C comporterà la flessibilità dell’orario d’ingresso per il personale del Comune: si potrà entrare dalle 9 alle 11 («per venire incontro alle esigenze delle famiglie e coniugare le necessità dell’organizzazione comunale con le nuove limitazioni sul traffico» si legge sul comunicato stampa del Comune) con la possibilità di recuperare le ore entro i due mesi successivi.

Perché chi lavora a Palazzo Marino sì e gli altri no? Se i mezzi saranno potenziati, che bisogno c’è di cambiare gli orari? Non è un segnale un po’ schizofrenico? «Non ne sapevo nulla. E non concordo con le deroghe generalizzate: vanno riconosciute per specifiche funzioni o attività. Per esempio, stiamo chiedendo agli ospedali di segnalarci le targhe dei lavoratori turnisti. In generale, la mia preoccupazione è il monitoraggio. Credo che solo così si possano individuare margini di miglioramento».

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