Cast ridotti all’osso, spazi ristretti, risultati mediocri. Eppure esistono capolavori “claustrofobici” girati magari in una sola stanza. Anche meno
Nicole Kidman in Nove perfetti sconosciuti, mini serie tv su Amazon Prime
Eccoli finalmente, i film pandemici. No, non quelli che in qualche modo prefiguravano scenari apocalittici alla Contagion, intendiamo proprio quei film e quelle serie pensati, prodotti e diretti in piena emergenza pandemica con tutto quello che ne consegue in termini di lavorazione, lungaggini produttive e protocolli sanitari. Sono prodotti semplici da riconoscere a prima vista: ambienti ristretti, cast ridotto all’osso, spesso incongruenze più o meno grosse a livello di narrazione e dovute al fatto che i set chiudevano e riaprivano in continuazione come le scuole e non era semplicissimo riprendere il bandolo della matassa.
Sono film come Beckett, disponibile su Netflix, tutto girato in Grecia con un cast ristrettissimo, Fast 9 che invece ha avuto una lunghissima lavorazione e i cui risultati sono evidenti in termini di compattezza e tensione, o altri titoli che provano a nascondere l’emergenza dietro artifici narrativi, come nel caso dell’ultimo film dell’assai discontinuo M. Night Sh...