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Ci fu un tempo durante il quale ci si lamentava della scomparsa della politica e dei politici di razza di una volta. Poco meno o poco più di trenta anni fa. Fu l’Italia degli anni Novanta, che pure, in realtà, di politici dotati disponeva: certo, nessuno poteva immaginare come sarebbe andata a finire dopo qualche anno, con ministri degli Esteri e della Pubblica Istruzione perseguitati da congiuntivi e banchi a rotelle. Quegli anni Novanta (e i primi, forse, del Duemila) “mentivano” però, nel senso che non tutto era perduto, perché qualcuno di peso misura e qualità lo trovavi, indipendentemente dalla collocazione. Arturo Parisi, il cui curriculum politico-professionale non necessita di spiegazioni, è certamente tra questi.
Tempi ha scambiato qualche battuta con uno degli inventori dell’Ulivo di prodiana memoria, embrione, al tempo, di un Partito democratico oggi ridotto a brandelli. Il professor Parisi è stato ministro, sottosegretario, deputato e molto altro.
Lei è stat...
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