Assolti dopo nove anni. La via crucis degli inventori del Caffè Mauro, accusati d’usura “all’infinito”

Di Francesco Amicone
05 Dicembre 2013
Assolti i componenti della famiglia del celebre marchio, accusati di applicare tassi pari a 68 milioni per cento. Un processo lunghissimo li ha visti infine assolti. Intervista al legale: «Chi li ripagherà di quello che hanno subito?»

Può un processo con rito abbreviato protrarsi per otto anni e finire con un’assoluzione? La risposta è sì. È accaduto in Italia, a Reggio Calabria. Settimana scorsa, Antonio e Maurizio Mauro, padre e figlio, inventori del marchio Caffè Mauro, sono stati assolti con formula piena dal Tribunale del capoluogo calabrese per l’accusa di usura. «Nove anni fa, Antonio dovette scontare trentanove giorni in prigione. Maurizio fu posto agli arresti domiciliari. Chi li ripagherà per quei giorni in galera e per ciò che hanno dovuto passare in questi anni?». A chiederlo a tempi.it è uno dei difensori, Fabio Schembri. «Questo processo ha cambiato la loro vita. La loro azienda è sempre stata un simbolo di Reggio Calabria, una città dove non c’è mai stato molto lavoro». In nessuno dei 60 casi contestati, è mai stato applicato il tasso di usura. Intanto, però, l’azienda – che nei tempi d’oro faceva da sponsor tecnico alla Juventus – è stata ceduta.

Non è vero che i Mauro taglieggiavano i propri clienti?
Nel 2004 i due titolari di Caffè Mauro furono arrestati perché avevano concesso prestiti ai loro clienti che, insieme al caffè, chiedevano denaro per ristrutturare bar e mettere locandine. Secondo l’accusa i tassi d’interesse di quei prestiti erano superiori alla norma. In realtà abbiamo dimostrato che erano gli stessi tassi di quelli imposti dalle banche alla Mauro e che il finanziamento è sempre stata una prassi usuale per le ditte di torrefazione e in generale nel settore degli alimentari.

Il processo, fermo al primo grado, è in ritardo di due anni rispetto ai tempi medi già lunghi del processo penale. Ma è sicuro di aver chiesto il rito immediato?
Quello che è avvenuto non è sorprendente, anzi è fisiologico della nostra giustizia e del comportamento dello Stato italiano. Abbiamo saltato l’udienza preliminare ma, in compenso, durante otto anni, sono stati cambiati tre collegi.

La difesa non ha mai cercato di rallentare il processo?
Non abbiamo mai fatto ostruzionismo. Oltre a chiedere il rito abbreviato, abbiamo sempre prestato il consenso all’acquisizione degli atti. Sapevamo della fragilità dell’accusa. Il tribunale del Riesame, nel 2004, aveva annullato gli arresti dei Mauro, proprio per questo. In seguito, dai sei capi d’accusa iniziali si è arrivati ai sessanta portati in fase dibattimentale.

Perché si sono moltiplicati i capi d’accusa?
La procura chiese una seconda consulenza al tecnico chiamato a verificare che i Mauro non avessero applicato un tasso d’usura ai prestiti concessi ai propri clienti. Sono così aumentati i casi di persone che, secondo le sue perizie, erano state loro vittime. In uno di questi casi di vittime di usura, il consulente dell’accusa ha individuato l’esistenza un tasso di interesse pari a – è difficile anche dirlo – 68 milioni per cento. In aula sostenne che “tendeva all’infinito”.

In pratica, un interesse di 680 mila euro per ogni euro prestato. La tesi del consulente dei pm è stata sconfessata?
Per fortuna sì. Il tribunale ha nominato un perito che ha riconosciuto che non erano stati applicati tassi usurai a nessuno dei prestiti concessi dalla Caffè Mauro. Ora aspettiamo un’assoluzione anche per la condanna per esercizio abusivo del credito.

Articoli correlati

2 commenti

  1. giuliano

    gli imprenditori che non vogliono grane con la magistratura debbono associarsi alle COOP rosse, e nessuno li toccherà, è un dato di fatto !!!!!!!!!!!!!

  2. gatt

    ah, questa giustizia malata.
    Prima tortora, poi berlusconi e oggi questo: dove andremo a finire?

I commenti sono chiusi.