La scommessa alla cieca sull’elettrico era destinata a demolire l’industria europea dell’auto e il caso Volkswagen non è che l’inizio. Solo Stellantis sembra crederci ancora. Sarà perché è già un po’ cinese
L’ad di Stellantis Carlos Tavares all’evento al Lingotto per i 125 anni di Fiat, Torino, 11 luglio 2024 (foto Ansa)
Dice Carlos Tavares, numero uno di Stellantis, che ormai è troppo tardi per cambiare in corsa. Che tanto vale, a questo punto, accettare la (spericolata?) sfida europea e rispettare il calendario fissato anni fa da Bruxelles: stop alla produzione di auto a motore endotermico – leggi benzina e diesel – a partire dal 2035. «Le mie auto sono pronte, i miei uomini sono pronti e le nostre fabbriche sono pronte. Perché posticipare? Il riscaldamento globale non è più un problema?», ha dichiarato il manager con tono irridente nel corso di una recente conferenza stampa.
Tavares con le mani legate
Spiegare questo cambio di rotta da parte di chi guida il gruppo che è arrivato per ultimo a investire nell’elettrico non è semplice. Ci prova Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova, uno dei think tank italiani più attenti alle questioni della transizione energetica e delle sue ricadute sul tessuto industriale europeo: «Tutti si sono resi conto che il total electric è una follia», dice a Tempi. ...