
Baghdad, attentati causano oltre 70 morti. Fondati i timori di mons. Sako
[internal_video style=”height: 252px; width: 377px; float: left; margin-right: 10px; margin-top: 5px;” vid=24337]Almeno 72 persone sono rimaste uccise e oltre 200 ferite – secondo l’ultimo bilancio del ministero dell’Interno iracheno – in una serie di attentati dinamitardi che hanno scosso Baghdad nella prima mattinata el 22 dicembre. Attentati opera di sconosciuti che avvengono mentre si impenna la tensione tra gli schieramenti politici sciita e sunnita dopo la partenza delle ultime truppe americane.
Le esplosioni, 16 in tutto, hanno colpito indiscriminatamente quartieri sciiti e sunniti della capitale irachena. Quella che ha provocato più vittime – 13 morti e 36 feriti – è avvenuta nella sede della commissione governativa per l’integrità, nel distretto di Karrada, dove un attentatore suicida si è lanciato con un’automobile imbottita di esplosivo contro l’edificio. Altri attentati sono avvenuti nei quartieri centrali di Alawi e Bab al Mudham, in quello sciita di Shula, nel nord-ovest della città, in quello sunnita di Adhamiya, in quello meridionale di Abu Dashir, nel distretto di Amil e in quello di Waziriya.
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La serie di attentati coincide con un aggravamento delle tensioni politiche in Iraq, pochi giorni dopo il completamento del ritiro delle forze americane, il 18 dicembre scorso». Sembrano fondati i timori di mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, che a Tempi.it ha dichiarato pochi giorni fa: «Tutti gli iracheni hanno paura, gli americani andandosene lasciano un vuoto. Le forze irachene, da sole, non riescono a proteggere il paese e le frontiere. Il governo ancora non si è formato del tutto e temo che questo vuoto verrà riempito da altri. C’è la mafia che rapisce le persone, uccide per soldi e la politica è debole. Noi temiamo che si verifichino gravi scontri settari. Non so se scoppierà la guerra civile, spero di no, ma ci saranno molti scontri tra diversi gruppi iracheni e il paese si può dividere davvero».
Due settimane fa contro il vicepresidente sunnita Tareq al Hashemi è stato spiccato un mandato di arresto in un’inchiesta per atti di terrorismo, mentre il primo ministro sciita, Nuri al Maliki, ha chiesto al Parlamento di ritirare la fiducia al vicepremier sunnita Salih al Mutlaq, che aveva definito il capo del governo «un dittatore peggiore di Saddam Hussein».
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