Baresi: «Il Barça non è Messi dipendente. Forse è il contrario»

Di Carlo Candiani
24 Novembre 2011
«Il Milan ha messo in difficoltà il Barcellona grazie alle sue individualità, ma il gioco dei blaugrana è superiore. È difficile per tutti riuscire a toglierli il pallino del gioco, noi ci siamo riusciti in parte». Franco Baresi analizza il big match di Champions League

531 partite con indosso la maglia rossonera, molte delle quali con il numero 6 sulle spalle e la fascia da capitano al braccio. 16 gol tra Serie A e B e ben 8 autoreti (record condiviso con Riccardo Ferri). Appese le scarpe al chiodo il Milan ha ritirato il numero 6 dalla numerazione ufficiale delle maglie, lui ha iniziato la carriera da allenatore prima con la Primavera poi con la Berretti. Oggi è un dirigente della direzione marketing del club. Stiamo parlando di Franco Baresi, idolo dei tifosi rossoneri e di tutti gli appassionati di calcio. Con Tempi.it commenta la spettacolare sfida di Champions League tra Milan e Barcellona.

I giornali scrivono che il gioco del Milan si è avvicinato a quello del Barcellona stellare di Pep Guardiola. È la sua stessa impressione?
«Ho visto la partita e mi sono molto divertito. È stata una sfida appassionante, credo comunque che il gioco del Barcellona sia superiore, noi grazie alle individualità siamo stati bravi a tenere viva la partita, però a livello di organizzazione del gioco i blaugrana sono molto superiori. Il Milan è una delle squadre che può metterli in difficoltà e ieri sera ci abbiamo provato attaccandoli nella loro metà campo. Non è facile togliere loro il pallino del gioco, ma ci abbiamo provato con grande personalità, impegno e sacrificio. Per un po’ ci siamo riusciti e questo è positivo».

I
l Barcellona quando gioca si guarda un po’ troppo allo specchio e questo alla lunga può diventare un boomerang. Sembra che abbiano poca cattiveria, soprattutto in fase realizzativa.
«Non è un guardarsi allo specchio. È la loro mentalità, la loro cultura, si divertono giocando e questo ogni tanto li porta a essere poco concreti. Ripeto, questa si chiama cultura calcistica, a loro piace giocare così. E chi va allo stadio lo capisce e si diverte. Ieri sera ho capito perché riempiono sempre gli stadi. Magari a qualcuno non piacerà, ma la cosa più importante è che hanno dimostrato di poter vincere giocando in questo modo. E quando una squadra continua a vincere è inutile discuterla».

Dall’inizio della stagione Guardiola non ha mai rinunciato a Messi, come se il gioco del Barça dipendesse tutto dall’attaccante argentino. È una pericolosa dipendenza?
«Messi è straordinario, riesce a metterti sempre in superiorità numerica, salta l’uomo e ti mette davanti alla porta, proprio come ha fatto ieri con Xavi sul terzo gol. Leo ti fa fare un salto di qualità straordinario. Credo che il Barcellona non sia Messi dipendente, forse è il contrario».

Con una squadra così, come può Guardiola pensare di andarsene?
«Quando un allenatore sta diversi anni nella stessa squadra e vince tutto quello che c’è da vincere è normale che abbia voglia di altre esperienze, di cercare nuovi stimoli, è un modo di rimettersi in gioco. Comunque non credo che abbia voglia di lasciare una squadra del genere in questo momento».

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