Basta chiacchiere e scandali: alle 18 scende in campo l’Italia

Di Emmanuele Michela
10 Giugno 2012
Dopo chiacchiere, calcioscommesse e pronostici, oggi s'inizia. Sperando che scandali e neree previsioni lascino spazio alla sola cosa imprevedibile: il rettangolo verde.

Ormai ci siamo. Oggi alle 18 finalmente gli azzurri saranno in campo. Basta chiacchiere, basta pronostici, basta processi affrettati su scommesse e scandali, da oggi conta solo il campo. Sarà importante solamente quello che succederà su quei rettangoli verdi polacchi, con risultati che, c’è da sperare, riescano a spingere verso il fondo le nere pagine dei giornali sportivi lette in questi giorni. La preparazione atletica ha fatto le sue vittime, l’11 che scenderà in campo corre sul sottile crinale che divide una formazione rattoppata alla bell’e meglio da una squadra volenterosa pronta per una cavalcata eroica.

In questa situazione l’Italia non poteva capitare con avversaria peggiore, la Spagna campione in carica. Una squadra che vanta una linea di centrocampo che fa paura solo a pronunciarla: Xabi Alonso, Busquets e Xavi, tre animali che possono permettersi di mandare in panchina un certo Fabregas. Tranquilli, hanno detto in tanti, alle “Furie rosse” mancano Puyol e Villa: ma se si pensa che all’attaccante del Barça subentrerà un certo Llorente (per capirci, uno che quest’anno con una trentina di gol ha portato a due finali l’Athletic Bilbao), mentre il riccioluto centrale difensivo verrà rimpiazzato da quel belloccio di Sergio Ramos, c’è da sentirsi sereni come un parlamentare finito per caso in un comizio di grillini. Se si guardano poi i valori economici delle rose in campo, un brivido percorre la schiena: gli 11 cartellini degli azzurri non superano i 200 mila euro, mentre la squadra spagnola arriva tranquilla tranquilla a quota 370 mila (sempre tenendo in panca Fabregas. Con in campo l’azulgrana si va ampiamente oltre i 400 mila).

Ma la squadra in questione è l’Italia, una formazione che nei momenti più duri sa trasformarsi. Ok, tutti ormai conoscono questo ritornello, che parla dell’Araba fenice che risorge dalle sue stesse ceneri: dal rogo che fu Calciopoli si ricorda come il calcio nostrano uscì ai Mondiali tedeschi, così come dal Totonero del 1980, che dista un tiro di schioppo dalla vittoria di Madrid del 1982. E poi, i precedenti con gli iberici parlano chiaro: tre volte gli azzurri li hanno incontrati agli Europei. Una volta hanno vinto facile, e due volte pareggiato senza subire gol (l’ultima sono i quarti di finale del 2008, dove poi la squadra allenata allora da Donadoni perse ai rigori).

Insomma, di previsioni se ne possono fare sia in un senso che nell’altro. Attenzione però. Il calcio insegna che pronostici e precedenti lasciano lo spazio che trovano, sbaragliati come sempre dal campo, unico giudice realmente capace di battere legge in questo sport. Prendere ad esempio la Champions di quest’anno: chi puntava un euro sul Chelsea qualche mese fa? Oppure, altro esempio, l’ultimo match di Premier League: alla fine, come da pronostico, ha vinto il Manchester City. Ma quell’incredibile 3-2 contro il QPR ha reso imprevedibile anche un titolo ormai scontato. Il fatto è che intorno al pallone ci si adopera in mille modi per provare a fare ipotesi, calcoli, supposizioni. Poi come sempre non ci sono leggi di matematica, fisica o statistica che non vengano scompigliate dalla piega che prende la partita, dal guizzo vincente di un campione, dall’errore di un difensore o da chissà quale altro imprevisto.

D’altronde il calcio è tutto questo. Ecco il motivo per cui la gente ama questo sport. Non stupisce quindi l’enorme attesa con cui si attende l’esordio dell’Italia: finalmente torniamo al calcio giocato, basta con le chiacchiere. Finalmente possiamo attendere qualcosa di imprevedibile che ci stupisca, mica infarcirci la bocca coi soliti pronostici da quattro soldi.

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