Lettere al direttore

Il mio battesimo nell’alluvione, tra piadine e fango

Di Marianna Bighin
26 Maggio 2023
Un ragazzo durante un momento di riposo dal lavoro di ripulitura dopo l'alluvione che ha colpito Forlì, 22 maggio 2023 (Ansa)
Un ragazzo durante un momento di riposo dal lavoro di ripulitura dopo l'alluvione che ha colpito Forlì, 22 maggio 2023 (Ansa)

Tredici anni fa, io giovane ventitreenne e mio marito Donato appena ventisettenne, decidemmo di sposarci e, per motivi di lavoro, da Padova ci trasferimmo qui, proprio a Forlì, dove poi comprammo casa. Ricordo ancora la sera del ritorno dal viaggio di nozze: una grande tavola con piada calda, squacquerone e affettati e davanti una serie di volti che non conoscevo ancora e avrei poi collocato man mano nella grande compagnia che si è costruita attorno a noi in questi tredici anni.

Mercoledì 17 maggio sul far della mattina, dopo una notte in cui abbiamo “dormito” vestiti e con gli zaini pronti per abbandonare casa nostra, con il rombo degli elicotteri che ci ronzavano sulla testa, e le voci degli amici vicini che, man mano, venivano raggiunti dall’acqua, scopriamo che l’alluvione si è sorprendentemente fermata a 1,5 chilometri da casa nostra e ci accorgiamo di essere tra i graziati che non hanno subito danni a causa della terribile alluvione…

Allora cominciano i giorni dello sconquasso del cuore, giorni intensi dove non ci si ferma un attimo. Assieme a  mio marito decidiamo di darci i turni e facciamo letteralmente la spola per stare con Emma, Giacomo e Marta, i nostri figli, perché non abbiamo parenti nelle vicinanze, mentre l’altro parte per andare ad aiutare le molteplici situazione di difficoltà che stanno attorno a noi. Si va da un amico a cui si è allagato il negozio nella zona dello straripamento, poi da Giorgia compagna di classe di Emma, nove anni appena. Entrambe prendono per la prima volta la pala in mano anche loro felici di potersi aiutare così. La mamma di Giorgia quando ci vede dice: «Non so come ringraziarvi… questa è la prova che Dio c’è!».

E arriviamo a domenica mattina quando assieme ad Elisa ci ritroviamo a lavare, profumare e conservare gran parte delle stoviglie e scarpe di Mariaregina, un’altra amica che è stata colpita duramente dall’alluvione, ma si trova circondata da amici che la aiutano in qualsiasi modo.

Non abbiamo ancora realizzato appieno quanto è successo e talvolta ci sentiamo quasi increduli su quanto è accaduto alle nostre povere vite, ma è commovente vedere come nel bisogno emerga la verità del cuore che è quella di darsi per gli altri, dai bimbi agli anziani. E allora non c’è più alcun dubbio: è proprio qui che dovevamo essere, tra piada squacquerone affettati… Con i nostri amici, nel fango!

Mio papà da Chioggia mi scrive: «Cara figlia, tu chioggiotta sei stata battezzata romagnola nel fango di questi giorni. Sono convinto cioè che, invece che farvi arretrare dalla paura, il dramma di questi tempi vi radicherà per sempre lì, con quella gente che è diventata la vostra gente, perché ci avete pianto assieme, patito la notte della fuga quando come il popolo ebraico avete dormito vestiti per essere pronti a lasciare la vostra dimora, la terra su cui avete piantato i vostri virgulti… Vi bacio ad uno ad uno, ci vedremo presto per recuperare tutti i compleanni! Papà».

Marianna Bighin

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