Battutacce

Di Fabio Cavallari
17 Giugno 2004
La vicenda di Nicola ha inizio nel 1980 quando, all’età di 14 anni, in seguito ad un incidente stradale riporta una paralisi completa ed irreversibile al braccio sinistro.

La vicenda di Nicola ha inizio nel 1980 quando, all’età di 14 anni, in seguito ad un incidente stradale riporta una paralisi completa ed irreversibile al braccio sinistro. Gli viene riconosciuta un’invalidità pari all’85%. L’ufficio collocamento di massima occupazione gli propone l’assunzione presso un’azienda, che è obbligata ad assumerlo indipendentemente dall’incompatibilità della sua invalidità con le mansioni disponibili. La scelta di Nicola è pressoché obbligata: o accettare un posto di lavoro inadatto per la sua patologia oppure retrocedere nella graduatoria di collocamento allontanando, di fatto, il suo ingresso nel mondo del lavoro. Per mancanza di alternative rimane all’interno dell’azienda anche se questo comporta un’aggravarsi delle sue condizioni generali di salute. Dopo alcuni anni, sempre attraverso l’ufficio di massima occupazione, cerca di farsi assegnare un posto di lavoro meno usurante, ma la risposta che gli viene data non lascia spazio a speranze. Rivolge domanda all’Inps al fine di ricevere l’assegno di invalidità, ma quest’ultima, pur constatando l’handicap all’85%, gli comunica che la domanda non può essere accolta in quanto la menomazione ha origini precedenti al suo ingresso nel mondo del lavoro. A questo punto cerca di informarsi sulla possibilità che gli venga concessa una pensione di invalidità civile. Risulterà questa l’unica chance che lo stato sociale italiano potrebbe concedergli. Chance che avrebbe come condizione la non occupazione o comunque un reddito di poco inferiore ai 3mila euro annui. Tutto questo per una pensione di circa 200 euro al mese. Tuttora, dopo 17 anni, il suo impiego è rimasto lo stesso, ovviamente lo stato generale della sua salute è visibilmente peggiorato. Ora Nicola s’interroga su quali saranno le sue condizioni fisiche fra cinque o dieci anni. Ironicamente si risponde da solo affermando che si trova in una botte di ferro: «Le protezioni sociali che lo Stato fornisce devono garantire condizioni di vita dignitose per tutti i cittadini». Provocatoriamente mi chiedo perché mai quest’ultima affermazione è diventata oramai una battuta di spirito.

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