Belgio, gli ospedali cattolici dicono sì all’eutanasia. Bufera nella Chiesa

Di Leone Grotti
04 Maggio 2017
Il superiore generale dei Fratelli della carità da Roma attacca i frati belgi, che hanno approvato la "buona" morte: «Ci stiamo secolarizzando. La Chiesa prenda posizione. Bisogna battersi per i valori fondamentali»

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Più di duemila persone ogni anno muoiono con l’eutanasia in Belgio ma sono ancora pochi i casi di malati psichiatrici non terminali. Questo si deve soprattutto al fatto che la maggior parte delle strutture che si occupano di queste persone appartiene alla Chiesa cattolica e in particolare alla congregazione dei Fratelli della carità, che gestisce 15 ospedali, per un totale di oltre 5.000 posti letto.

FRATI PRO EUTANASIA. Il 25 aprile, però, sul sito del ramo belga della congregazione è stato pubblicato un documento che apre per la prima volta all’iniezione letale: «Noi prendiamo seriamente in considerazione la sofferenza insopportabile e disperata dei nostri pazienti, così come le loro richieste di eutanasia. Dall’altro lato, vogliamo proteggere le vite e assicurare che l’eutanasia sia praticata solo se non c’è altra possibilità di fornire una ragionevole prospettiva di cura per il paziente».

CADE L’ULTIMO OSTACOLO. Tutto il paese, dove la “buona” morte è ormai un dogma e ogni voce contraria viene equiparata all’eresia o alla follia, ha accolto la notizia con entusiasmo. In particolare Wim Distelmans, pioniere dell’eutanasia, che ha ucciso con l’iniezione letale centinaia di persone, l’uomo che ha organizzato un seminario di studio ad Auschwitz, ha scritto un editoriale sul De Morgen congratulandosi con i frati perché «finalmente» dopo 15 anni hanno ammesso che era sbagliato escludere l’eutanasia nelle loro strutture ed obbligare i medici ad «andare contro la loro coscienza» impedendo di uccidere i malati. Il parlamentare Jean-Jacques De Gucht ha rincarato la dose: «Finalmente l’ultima reliquia del paternalismo dei sacerdoti è stata rimpiazzata dall’autodeterminazione dell’individuo».

«CHIESA DEVE PRENDERE POSIZIONE». Intervistato dall’olandese Katholiek Nieuwsblad, il superiore generale della congregazione dei Fratelli della carità, fratel René Stockman, belga residente a Roma, si è detto sconvolto dalla notizia: «Mi aspetto una presa di posizione chiara da parte della Conferenza episcopale belga. Hanno la responsabilità di prendere posizione. Ho informato anche il Vaticano. Il cardinale Jozef De Kesel (arcivescovo di Malines-Bruxelles, ndr) ha più volte affermato che le istituzioni hanno il diritto legale in Belgio di rifiutare l’eutanasia». Il frate ha ragione, anche se nel luglio del 2016, per la prima volta, una casa di cura cattolica è stata costretta a pagare 6.000 euro per essersi rifiutata di permettere dentro le sue mura che un paziente venisse ucciso.

DECISIONE «INCOMPATIBILE». Fratel Stockman, a proposito dell’eutanasia nelle strutture della congregazione, ha poi affermato: «Disapprovo completamente questa decisione. È incompatibile con la visione della nostra congregazione. Il rispetto dell’inviolabilità dell’essere umano è di importanza capitale; noi consideriamo questa inviolabilità come assoluta».

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VALORI POCO ASSOLUTI. Usando questo termine, il superiore generale si è riferito alle parole pronunciate da Raf De Rycke, economo laico che gestisce gli ospedali psichiatrici cattolici della congregazione in Belgio: «Non abbiamo fatto una giravolta di 180 gradi», aveva dichiarato al De Morgen, dopo l’uscita del documento. «Non è che prima eravamo contro l’eutanasia e ora siamo a favore. Le nuove linee guida sono assolutamente coerenti con i nostri criteri. Noi infatti garantiamo entrambe le strade: sia quella pro-life che l’eutanasia. Il nostro fondamento resta l’inviolabilità della vita, ma non è certo un assoluto. È questo che ci differenzia da come la pensano a Roma».

«CI HANNO SECOLARIZZATO». Le differenze sono enormi, infatti, ribatte il superiore generale dei Fratelli della carità: «Questo documento è il risultato della secolarizzazione profonda in Belgio e nelle Fiandre. Io sono fiammingo ma non lavoro in Belgio dal 2000. Da allora ho constatato molti cambiamenti. Ci stiamo lasciando trascinare all’interno della secolarizzazione. Il testo in questione non fa riferimento a Dio, né alla Bibbia, né alla visione cristiana dell’uomo. È una visione del tutto secolarizzata».

VESCOVI PRO EUTANASIA. In particolare fratel Stockman accusa il vescovo di Anversa, Johan Bonny, che ha dichiarato al portale belga deredactie.be: «Non ho letto l’intero documento, ma mi sembra molto equilibrato. Posso immaginare che per una congregazione come i Fratelli della carità presente in tutto il mondo sia difficile trovare una posizione identica sulle questioni morali. In particolare, i Fratelli nella nostra società occidentale devono trovare un modus vivendi soppesando conoscenze mediche, considerazioni morali, opinione pubblica e cultura dominante. Dal punto di vista etico, è difficile allineare tutto il mondo sulla stessa posizione. Le culture e le mentalità nella congregazioni specifiche, ma anche dentro la Chiesa stessa, sono molto diverse».

«BISOGNA BATTERSI PER I VALORI». Secca la replica di fratel Stockman al vescovo: «Un vescovo non può esprimersi così a prescindere dalla posizione della sua Conferenza episcopale. Questo mi turba profondamente. Monsignor Bonny dice in pratica che l’eutanasia dovrebbe essere possibile. Questo mi turba enormemente. Deve rendersi conto che sta parlando da vescovo». A prescindere da come finirà questa vicenda, i Fratelli della carità continueranno a difendere la vita: «Questa è l’essenza e la missione della nostra congregazione. Questa evoluzione conferma la necessità di continuare a battersi per i valori fondamentali».

CHIESA CONTRO SE STESSA? Quella sull’eutanasia è solo l’ennesima polemica che travolge la Chiesa cattolica belga. Poche settimane fa, aveva fatto scalpore la decisione dell’Università cattolica di Lovanio di cacciare un docente di filosofia perché aveva affermato che «l’aborto è un omicidio». La Conferenza episcopale non l’aveva difeso. Anche la decisione dei vescovi di mandare via dal paese la Fraternità dei Santi apostoli, ricchissima di vocazioni e molto seguita dai giovani, aveva suscitato l’incomprensione dei fedeli. I quali, già l’anno scorso, avevano protestato contro la decisione del cardinale arcivescovo De Kesel di «riorganizzare» la diocesi di Malines-Bruxelles, prospettando la chiusura di 35 chiese su 110 senza apparente necessità.

@LeoneGrotti

Foto malato tratta da Shutterstock

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