
Belgrado antioccidentale comunque
Forse Slobodan Milosevic è veramente un presidente “battuto e con la schiena spezzata”. Forse l’opposizione è veramente riuscita a strappare, nonostante intimidazioni e trucchi elettorali, il 57 per cento dei voti. Ma, anche ammettendo che sia vero, pensate che il signor Milosevic possa accettare la sconfitta e ritirarsi come De Gaulle in una villa di campagna per dedicarsi alle proprie memorie di statista? Difficile. Non fosse altro perché sulla sua testa pende la spada di Damocle di un’inchiesta del Tribunale Internazionale dell’Aja e un’ accusa per crimini contro l’umanità. L’entusiasmo per la possibile sconfitta del leader serbo cela un errore e un’ipocrisia di fondo. Considerare l’eliminazione di Slobodan Milosevic dalla scena politica come una soluzione ai problemi dei Balcani è una pura utopia. Attribuire all’opposizione serba la capacità di modellare un futuro per la Federazione Jugoslava è invece pura e semplice ipocrisia. Il leader serbo sa bene che l’abbandono del trono di Belgrado equivarrebbe ad un quasi automatico trasferimento sulla panca degli imputati del tribunale dell’Aja. La sua unica alternativa è giocare la partita fino in fondo mettendo in campo tutti gli espedienti già magistralmente usati in passato. La mossa più semplice è attribuire all’opposizione una vittoria con una percentuale inferiore al 50 per cento. Questo gli permetterebbe di guadagnare tempo e spostare il confronto decisivo al ballottaggio dell’8 ottobre. Nel frattempo potrebbe perfezionare le frodi e cercar di riguadagnare consensi. Un’altra arma è quella di accettare l’ipotesi di brogli e invalidare i risultati. Allora potrebbe ripetersi quanto avvenne dopo le elezioni municipali del 1996, quando i suoi avversari guadagnarono la maggioranza in molte città. Nonostante le proteste di piazza Slobodan affidò la verifica dei voti ad una serie di commissioni sotto il suo controllo. Le proteste si spensero dopo poche settimane e dopo qualche mese le commissioni attribuirono la vittoria agli uomini del presidente. Ma Milosevic potrebbe anche concedersi il lusso di ammettere una sconfitta. In questo caso gli basterebbe restare in carica, come ha già detto di voler fare, fino alla fine naturale del suo mandato prevista per la prossima estate. Nel frattempo potrebbe usare il potere rimastogli per privare la presidenza federale di ogni potere reale trasferendolo invece alla presidenza serba, che resterebbe sotto il suo controllo.
Propaganda antiamericana coi dollari Usa
Ma il nocciolo della questione è l’insolubilità dei problemi balcanici. Guardiamo alla figura dell’improbabile successore di Milosevic. Chi è quel signor Vojislav Kostunica apparentemente tanto ben visto da Londra e Washington? E’ un professore di legge 56enne conosciuto per il suo radicale nazionalismo. Nel 1996, in una sfrenata battaglia politica contro gli accordi di Dayton per la pace in Bosnia, Vojislav Kostunica si battè per la creazione di un partito della guerra ad oltranza alleandosi con l’ultra-nazionalista Seselj. Oggi è stato accettato dall’occidente come leader della coalizione che dovrebbe abbattere Milosevic. Perché? Semplice perché i soldi da soli non bastavano. Nel 1999 gli Stati Uniti hanno pompato circa 35 milioni di dollari nelle casse dei partiti anti-Milosevic. L’Unione Europea ne ha versati altrettanti. Ma questi finanziamenti da soli non sarebbero stati sufficienti a guadagnare il consenso popolare. L’elettorato serbo è in primo luogo un elettorato antiamericano e più in generale antioccidentale. I bombardamenti, la perdita del Kosovo, gli 800mila profughi ereditati dall’abbandono dei territori croati e bosniaci, la presenza della forza multinazionale nelle zone della Bosnia a maggioranza serba continuano a rappresentare una ferita sanguinante e purulenta. E Kostunica nonostante il suo provato anti-comunismo e la sua specchiata onestà incarna questi ideali. Tanto che non ha esitato a metter in profondo imbarazzo i suoi stessi finanziatori denunciando l’apertura di un ufficio americano a Budapest (destinato a trasferire fondi nella cassaforte della sua stessa coalizione) e ad accusare Washington di interferenza negli affari serbi!
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