BENEDETTI GLI IMPERFETTI

Di Marina Corradi
08 Luglio 2004
Corrono tempi insidiosi. Ci stanno cambiando le regole del gioco fondamentali sotto i piedi, senza dirci quasi niente

Corrono tempi insidiosi. Ci stanno cambiando le regole del gioco fondamentali sotto i piedi, senza dirci quasi niente. Una sola colonna sui quotidiani per dire che in Gran Bretagna si è chiesto l’ok per una nuova selezione genetica dei nascituri. Le donne con alto rischio di cancro al seno potranno mediante fecondazione in vitro eliminare gli embrioni “portatori” e mettere al mondo figlie sane. Quanto al cancro al seno almeno, non a tutti gli altri cancri possibili. D’altronde, il gene individuato è responsabile solo di 1 cancro al seno su 20. D’altronde, quel tipo di cancro, anche in chi è portarice del gene, non necessariamente si manifesta – e, qualora si manifesti, esiste la medicina preventiva. Tuttavia, seriamente si parla di eliminare quei – quelle – presunte tarate future bambine. è il Progresso. Nel 1962 il premio Nobel Francis Crick, scopritore del Dna, scrisse: «Che nessun neonato un giorno debba aspettare, per essere riconosciuto umano, d’avere superato un certo numero d’esami sulla sua dotazione genetica… E che, non superando questi test, non perda il diritto alla vita». Aveva visto sinistramente giusto, e ci siamo quasi.
Diventerà, c’è da temerlo, un vizio quello di andare a frugare nei geni altrui alla ricerca di sempre meno gravi patologie. Serie magari, croniche, tuttavia curabili. Ma si vorrà giudicare di cosa si può tollerare e cosa no, e il tollerabile andrà sempre più restringendosi, giacché è ormai ben chiara la pretesa finale: solo uomini perfetti. Se un cancro al seno a quarant’anni basta a decidere che tutto è da buttare, le categorie a rischio sono molte. Altri tipi di cancro sono meno curabili. E che dire dei cardiopatici o degli ipertesi? Un gene storto, a voler ben cercare, si trova nelle migliori famiglie. Forse dovremmo cominciare a chiederci se i nostri nipoti, geneticamente simili a noi, passeranno l’esame che una scienza demente e imbizzarrita si prepara ad allestire: solo i sani vedano la luce.
Qualora poi lo screening si estendesse alle malattie della mente, le conseguenze non sarebbero poche. Certo, avremo alleggerito il mondo dal peso dei deliri e della sofferenza forse più crudele. Tuttavia, ripensando alla storia della matematica, dell’arte, della filosofia, siccome fra i geni non pochi sono anche pazzi, o almeno parecchio disturbati, una simile pulizia della specie avrebbe qualche non trascurabile ricaduta nei tempi lunghi. Solo per fare i primi nomi che vengono in mente: Van Gogh, Dostoevskji, Kierkegaard, Kafka quell’esame non l’avrebbero passato. Gli imperfetti “sanno” molte cose ignote ai sani. Ancora una volta Mounier: «Dio passa attraverso le ferite» – e dunque benedice gli imperfetti.

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