Un papa non “apre” all’aborto, se mai invoca la misericordia. Lo sa anche il diavolo

Di Berlicche
30 Settembre 2013
«Infinita e inesauribile è la prontezza del Padre nell’accogliere i figli prodighi». Prima di dire che è "un'apertura", indovina quale Papa lo ha scritto

Mio caro Malacoda, diffida delle letture interessate, politiche o deluse delle parole del Papa. Ho letto titoli in cui s’inneggia al Papa che “apre sull’aborto”. Non crederci, il Papa non apre sul diritto di aborto, tiene aperte le porte anche a chi si pente di aver abortito. Il suo è «un vibrante appello della Chiesa per la misericordia di cui l’uomo e il mondo contemporaneo hanno tanto bisogno. E ne hanno bisogno anche se sovente non lo sanno».

Noi crediamo di dannare l’uomo inducendolo al peccato, pensiamo di poterlo ridurre a quello che fa, che spesso è male. È una nostra pia illusione, una logica ristretta, logica ma ristretta, propria di una ragione rattrappita, incapace di far tesoro dell’esperienza. Il fatto che uno cade ci basta. Che in cuor suo desideri rialzarsi ci sembra una velleità. Poi, quando si rialza, lo guardiamo increduli mentre riprende a camminare.

Devi ammetterlo, caro nipote: c’è una ragione più ragionevole perché più comprensiva. Comprendere vuol dire abbracciare, ma anche capire: non si comprende se non si abbraccia, non si abbraccia se non si comprende. Pare questo il segreto di quella misericordia con cui «Cristo rende presente il Padre tra gli uomini. Ed è quanto mai signifìcativo che questi uomini siano soprattutto i poveri… e infine i peccatori».

Dice il Papa che «la misericordia viene, in certo senso, contrapposta alla giustizia divina e si rivela, in molti casi, non solo più potente di essa, ma anche più profonda». Spiega, infatti, che «sebbene la giustizia sia autentica virtù nell’uomo, e in Dio significhi la perfezione trascendente, tuttavia l’amore è “più grande” di essa: è più grande nel senso che è primario e fondamentale». Tutto questo ha per noi qualcosa d’inconcepibile, che «si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo». Come dire, sfrutta anche la nostra opera.

Ma c’è di più. Non è unidirezionale, è – come si direbbe oggi – interattiva, mette in relazione due libertà. Il Papa è convinto che «il sacramento della penitenza o riconciliazione appiana la strada a ognuno, perfino quando è gravato di grandi colpe. In questo sacramento ogni uomo può sperimentare in modo singolare la misericordia, cioè quell’amore che è più potente del peccato».

Vabbè, dirai, settanta volte sette, ma ogni pazienza ha un limite. Invece pare che abbia ragione Totò: ogni limite ha la sua pazienza: «La misericordia in sé stessa, come perfezione di Dio infinito, è anche infinita. Infinita quindi e inesauribile è la prontezza del Padre nell’accogliere i figli prodighi che tornano alla sua casa. Sono infinite la prontezza e la forza di perdono che scaturiscono continuamente dal mirabile valore del sacrificio del Figlio. Nessun peccato umano prevale su questa forza e nemmeno la limita», «a somiglianza di una madre, segue ciascuno dei suoi figli, ogni pecorella smarrita, anche se ci fossero milioni di tali smarrimenti, anche se nel mondo l’iniquità prevalesse sull’onestà, anche se l’umanità contemporanea meritasse per i suoi peccati un nuovo diluvio, come un tempo lo meritò la generazione di Noè».

Tu chiamale, se vuoi, “aperture”. Sappi solo che tutti i virgolettati sono di quel guerriero di Giovanni Paolo II.

Tuo affezionatissimo zio Berlicche

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