
Berlinguer, circolare!
La politica del gambero sembra essere diventata la specialità del Ministero della Pubblica Istruzione. È andata così per la questione della parità: dopo tante promesse e tanti pronunciamenti sembrava proprio che questo governo avrebbe potuto prendere decisioni serie e qualificate ed ecco invece che viene tirata fuori dal cassetto una bozza da far inorridire i meglio intenzionati. Il famigerato testo Biscardi, che avrebbe la pretesa di essere il condensato di tutte le proposte di legge finora depositate in Parlamento, non solo non accenna ad alcuna forma di sostegno alle famiglie che mandano i figli in una scuola non statale, ma fissa norme e regole, modellate su quelle dello Stato, anche per le scuole che allo Stato non chiedono alcuna forma di riconoscimento. Alla faccia della libertà! E adesso tocca agli studenti: in due documenti il Ministero aveva in questi anni cercato di ridefinire il rapporto tra Istituzione e studenti: lo “Statuto delle studentesse e degli studenti” e la circolare 133, che eroga i fondi alle associazioni studentesche di Istituto. Due documenti non interamente condivisibili (soprattutto il primo, là dove finisce per sindacalizzare il rapporto educativo, snaturandolo completamente), ma che comunque avevano un merito: riconoscevano legittimità, e quindi uso degli spazi e finanziamenti, ad ogni libera iniziativa nata da gruppi di studenti impegnati nella loro scuola e in grado di proporre iniziative di carattere culturale e ricreativo ai loro compagni. E cosa combina il Ministro? Fa girare alla Consulta Nazionale degli studenti una bozza di “Criteri” che, se dovesse passare così com’è, limiterebbe il riconoscimento del Ministero ad alcune Associazioni di livello nazionale. Le cifre parlano chiaro: a quei criteri sono in grado di corrispondere solo l’UDS (l’organizzazione dei giovani di sinistra che spalleggia scopertamente la politica del Ministro) e il “Coordinamento liste per la libertà della scuola”, che fa riferimento alla Compagnia delle Opere. E’ questo che vorrei sottolineare con forza: abbiamo i numeri per essere accreditati nel nuovo Forum che il Ministro vuole mettere in piedi, ma siamo fermamente contrari, perché non si può pensare a ridurre la rappresentanza degli studenti a due o tre organizzazioni di livello nazionale. Così si realizzerebbe l’egemonia di alcune associazioni studentesche, mentre una reale democrazia nella scuola implica che tutti si possano esprimere ed operare, dalle grandi associazioni a venti studenti che in un istituto si mettono insieme per aiutarsi a studiare o per organizzare dei momenti per il tempo libero. Del resto questa possibilità di libera associazione e di libera espressione è garantita sia dallo Statuto che dalla direttiva 133. In un momento in cui la scuola statale grazie ad un processo di omologazione, chiamato riforma, viene ridotta ad un mortorio, è inaccettabile che si mortifichino proprio quelle presenze che manifestano ancora una qualche vivacità di presenza e di proposta. Penso alla miriade di gruppi nati al di fuori di ogni logica di partito, alle associazioni che si formano liberamente per affrontare i bisogni della condizione studentesca ed anche al singolo studente che, non riconoscendosi in alcuna tessera, abbia voglia di dire la sua: questa pluralità di tentativi e di esperienze non può assolutamente essere sacrificata sull’altare di nessuna maggioranza. Si ripete oggi quel che è successo nelle scuole milanesi 40 anni fa con Gioventù Studentesca: di fronte alla proposta di costituire Associazioni Studentesche che avrebbero monopolizzato la vita delle scuole in nome della maggioranza, GS (che pure quella maggioranza rappresentava) si oppose difendendo strenuamente il diritto di tutti a percorrere ed esprimere pubblicamente il proprio itinerario di educazione e di presenza nella scuola. Anche ora l’allarme tra gli studenti è altissimo: si teme un grave passo indietro rispetto alla 133 e allo Statuto, e cioé che il Forum proposto dal Ministero finisca per diventare criterio unico per il riconoscimento delle associazioni e per la erogazione di fondi, esautorando ogni altra forma di presenza degli studenti. Ciò significherebbe che la scuola italiana, invece che palestra di libertà, di confronto libero e dinamico tra esperienze culturali diverse, diventerebbe sempre più una cinghia di trasmissione che garantisce al potere una influenza totale sulle nuove generazioni. E sarebbe la morte della scuola.
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