Berlusconi ha detto qualcosa di nuovo sul fronte occidentale

I commenti italiani al discorso del presidente del Consiglio al congresso degli Stati Uniti hanno mancato il punto politico centrale del discorso: la sfida islamista. L’11 settembre non è solo un episodio, gravissimo, di terrorismo, è l’emblema di un conflitto tra una parte del mondo islamico e la civiltà occidentale. L’Occidente non vive la logica del conflitto di civiltà, ma si trova di fronte a un nemico che usa questa categoria come sua autodefinizione. Non è un problema che riguarda soltanto la guerra irachena o la politica del presidente Bush: è invece l’emergere di una linea di fondo presente da un millennio nella lunga lotta islamica per dominare il mondo. È un nuovo metodo e un nuovo modo di disegnare il nemico.
Lo scontro di civiltà è l’ideologia dell’avversario. Il problema strategico dell’Occidente è sia respingere la categoria sia combattere un avversario che la fa propria. Tale questione non riguarda solo l’attuale presidenza americana, ma l’America nel suo insieme, e si sarebbe imposta nei medesimi termini anche se alla Casa Bianca fosse andato Kerry. L’Irak evidenzia che la guerra che il fondamentalismo produce è in primo luogo intraislamica. L’Occidente ora si trova coinvolto in un conflitto legato intrinsecamente alla natura e al destino della comunità musulmana mondiale. Comunità che sebbene si frazioni in Stati – alcuni dei quali impropriamente definiti come “islamici moderati” – si sente legata in modo unitario secondo il precetto coranico che non fa differenze tra popolo e popolo.
Il presidente Berlusconi ha fatto di questo conflitto e della sua definizione l’essenza del suo intervento. Ed è di fronte a tale scontro che ha proclamato l’unità dell’Occidente come principio costituivo nei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea, indicando nella Nato lo strumento che esprime, anche in termini militari, tale unità. Berlusconi ha delineato il suo ruolo come rappresentante di una concezione politica nuova: Europa e America sono di nuovo unite, ma in maniera diversa da quando il nemico era l’Unione Sovietica.
Tutto, dunque, si può dire, salvo che il discorso politico di Berlusconi sia stato un esercizio retorico; esso ha indicato una concezione politica minoritaria in Europa ma maggioritaria in America. Quale scelta sia per l’Europa valida alternativa a questa visione è difficile dire: infatti lentamente la linea dell’unità dell’Occidente, sia pure in forma dissimulata, per negare la logica dello scontro di civiltà comincia a farsi sentire anche in Francia e in Germania. Anche le vignette contro Maometto hanno fatto capire che qualcosa è mutato nel mondo islamico e che un conflitto millenario è ritornato attuale.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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