Biden “ruba” 7 miliardi all’Afghanistan: perfino il Washington Post s’indigna

Di Rodolfo Casadei
16 Febbraio 2022
Il presidente confisca i fondi della Banca centrale dell'Afghanistan depositati negli Usa. Li userà per gli aiuti umanitari nel paese e per risarcire le vittime dell'11 settembre. Coro di critiche bipartisan
Il presidente degli Usa, Joe Biden

Il presidente degli Usa, Joe Biden

Prosegue la pioggia di critiche sul decreto esecutivo del presidente Joe Biden col quale venerdì 11 febbraio il governo americano ha confiscato 7 miliardi di dollari di proprietà della Dab, la Banca centrale dell’Afghanistan, depositati negli Usa e congelati per iniziativa del Dipartimento del Tesoro il 17 agosto scorso dopo la conquista violenta del potere da parte dei talebani. Il decreto prevede che metà dell’importo dovrà essere versato in un fondo speciale, non ancora costituito, che andrà ad alimentare gli aiuti umanitari alla popolazione afghana, mentre l’altra metà diventerà disponibile per eventuali indennizzi che la Giustizia americana dovesse sentenziare a favore dei parenti delle vittime dell’11 settembre che in questi anni hanno intentato cause contro i talebani, denunciati come i responsabili ultimi dei crimini del 2001.

«Furto all’Afghanistan»

Le reazioni sfavorevoli degli afghani alla decisione americana non sono confinate al governo talebano, che per bocca del portavoce Mohammad Naeem ha affermato che «il furto dei fondi congelati della nazione afghana da parte degli Stati Uniti e la loro confisca mostrano il più basso livello di umanità di un paese e di una nazione». L’ex presidente Hamid Karzai, capo di Stato dopo la caduta del regime talebano nel 2001, ha dichiarato: «Il popolo dell’Afghanistan condivide il dolore del popolo americano, condivide il dolore di coloro che hanno perso i loro cari, che hanno perso le loro vite nella tragedia dell’11 settembre. Condividiamo la loro pena, ma anche il popolo afghano è vittima, tanto quanto quelle famiglie che hanno perso i loro cari. Congelare il denaro e poi confiscarlo al popolo afghano in suo nome è ingiusto e disonesto, ed è un’atrocità ai danni del popolo afghano. Chiediamo ai tribunali americani di fare l’opposto: di restituire il denaro afghano al popolo afghano. Questo denaro non appartiene ad alcun governo; questo denaro appartiene al popolo dell’Afghanistan».

Torek Farhadi, consulente finanziario del governo afghano sostenuto dagli Stati Uniti e deposto dai talebani, mette in evidenza le conseguenze sistemiche della decisione di Biden sul sistema finanziario afghano, nel quale la Banca centrale non potrà più svolgere il suo ruolo autonomo. I fondi confiscati erano finalizzati a «sostenere la valuta nazionale, aiutare la politica monetaria e gestire la bilancia dei pagamenti del paese. (…) La decisione di Biden è unilaterale e non conforme al diritto internazionale». In Afghanistan attivisti indipendenti protestano ricordando che la guerra nell’ultimo ventennio ha causato decine di migliaia di morti fra i civili presi nel fuoco incrociato fra truppe della coalizione e talebani, e fra le forze dell’ordine afghane che fiancheggiavano la coalizione contro la guerriglia talebana: tutte vittime che non avranno accesso a indennizzi a partire dai fondi confiscati. Molti utenti afghani di Twitter rilanciano la tendenza #AfghansDidntCommit911, ricordando che gli attentatori dell’11 settembre erano sauditi ed egiziani e non afghani, e che il governo talebano che rifiutò di consegnare Osama Bin Laden agli americani era illegale, tanto che gli Usa stessi come quasi tutti i paesi del mondo non lo riconoscevano.

Le conseguenze del «saccheggio» di Biden

Anche negli Usa non mancano le critiche al decreto esecutivo del presidente. In un articolo del 14 febbraio il Washington Post titola: Gli Stati Uniti stanno rubando il denaro dell’Afghanistan. Daniel Drezner, docente di politica internazionale alla Tufts University, scrive:

«Il governo degli Stati Uniti sta saccheggiando asset legalmente detenuti da un altro governo sovrano per compensare suoi cittadini. Se un altro paese facesse la stessa cosa – altri paesi possono essere tentati di usare questo caso come un precedente – ciò sarebbe visto come un palese furto. Tutto questo rende più facile per altre grandi potenze agire in un modo imperiale alla stessa maniera. L’implicazione a breve termine delle azioni americane sarà di liberare un po’ di fondi per l’assistenza umanitaria in Afghanistan. L’implicazione a più lungo termine sarà di dare ad altri paesi un’altra ragione per provare risentimento e per temere la militarizzazione del dollaro. Perché a prescindere dalle giustificazioni legali che vengono formulate, il governo federale sta rubando soldi appartenenti all’Afghanistan».

Le Monde mette in dubbio che la confisca dei fondi della Banca centrale afghana possa davvero servire a lenire le sofferenze del popolo afghano, a rischio di carestia dopo l’ascesa al potere dei talebani, la sospensione dei finanziamenti internazionali al governo e le sanzioni contro il sistema bancario: «Dopo autorizzazione giudiziaria», scrive il corrispondente da Washington, «un fondo speciale, il cui profilo sarà precisato nei mesi a venire, deve essere costituito per ricevere la metà dell’importo, cioè 3,5 miliardi di dollari, che saranno consacrati all’aiuto umanitario. (…)  Secondo alti responsabili dell’amministrazione si tratta di trovare le modalità per far pervenire questo aiuto alla popolazione afghana aggirando i talebani. Né l’obiettivo né i tempi necessari, necessariamente lunghi, sembrano tali da rassicurare gli operatori sul terreno».

La difesa degli Usa

In un’intervista all’Associated Press del gennaio scorso la direttrice del Programma alimentare mondiale (Pam) per l’Afghanistan Mary-Ellen McGroarty ha spiegato che 22,8 milioni di afghani (su una popolazione di 39 milioni) devono accontentarsi di un’alimentazione deficitaria, mentre 8,7 milioni sono prossimi alla carestia, e ha stimato che i bisogni umanitari per il 2022 supereranno i 4,4 miliardi di dollari.

L’amministrazione Biden si difende dalle critiche comunicando che gli Usa sono il paese che negli ultimi mesi più ha fatto per l’emergenza umanitaria afghana, segnalandosi come il primo donatore mondiale con 516 milioni di dollari. Prima del decreto presidenziale americano, la Banca centrale afghana aveva depositi all’estero per 9 miliardi di dollari. Dopo la confisca dei 7 depositati negli Usa, restano 2 miliardi sparsi fra Svizzera, Emirati Arabi Uniti e Germania.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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