La preghiera del mattino

La pericolosa disperazione di Macron

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Sul Sussidiario Massimo D’Antoni dice: «Se ognuno va per sé, come vorrebbe un rivitalizzato asse franco-tedesco, a farne le spese sono i paesi che hanno meno spazio di bilancio e che, anche volendo, non avrebbero la possibilità di aiutare le proprie imprese nella stessa misura dei paesi con bilanci più solidi. Si capisce, quindi, come l’Italia spinga per una soluzione europea piuttosto che per azioni in ordine sparso, anche se può sembrare paradossale che sia il governo Meloni a farsi paladino di soluzioni a livello comunitario».

In un commento sconsolato D’Antoni, da sempre economista e uomo di sinistra, annota come la personalità politica che si comporta oggi con più coerente europeismo è Giorgia Meloni. Finché in Italia la sinistra non avrà un’onestà intellettuale pari a quella di D’Antoni, non avrà che un ruolo di espressione del potere più oscuro nazionale e del più evidente sistema di influenze internazionali, perdendo man mano ogni vero carattere popolare.

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Su Huffington Post Italia Alessandro De Angelis scrive: «Con i canoni della politica razionale davvero non si capisce che cosa sia passato per la testa a Giorgia Meloni quando ha definito “inopportuno” l’invito rivolto a Zelensky da Macron. Dichiarazione che, con l’idea di esibire il piglio volitivo, ha solo finito per rendere ancora più evidente l’esclusione dall’Europa che conta».

I cosiddetti canoni della politica razionale aiutarono Giorgio Napolitano a convincere Silvio Berlusconi ad appoggiare l’operazione Hillary ClintonNicolas Sarkozy in Libia, strutturalmente mirata a colpire l’Eni, ma che, peraltro, di fatto ha prodotto pure un guasto strategico alla presenza francese subsahariana. La politica razionale successiva dei sorrisini antiberlusconiani di Sarkozy e Angela Merkel ci ha regalato undici anni di democrazia commissariata e una banda di scappati di casa come i 5 stelle al 32 per cento nel 2018. Al fondo, poi, l’Italia è stata salvata dal Covid e dalla guerra all’Ucraina che hanno costretto l’Unione Europea a cambiare i canoni di quella “politica razionale” che ci stava disgregando.

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Su Affaritaliani Alberto Maggi scrive: «Ma perché Macron ha escluso Meloni? Prima di tutto le ragioni sono interne. Il presidente francese deve fare di tutto per cercare di evitare di accreditare dal punto di vista internazionale la presidente del Consiglio, altrimenti agli occhi dell’opinione pubblica francese emergerebbe chiaro ed evidente che esiste un’alternativa di destra. E che funziona e che ottiene risultati sul piano internazionale. E quindi il numero uno dell’Eliseo, debole in patria dove non ha la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, si muove in politica estera (anti-Meloni) pensando alla sua politica interna. In secondo luogo Macron pensava, con l’uscita di scena di Angela Merkel, di diventare il nuovo punto di riferimento dell’Europa, una sorta di leader informale dell’Unione. Ma il progetto sta miseramente fallendo, sia per la debolezza interna (politica ma anche in termini di impopolarità nell’opinione pubblica) sia perché l’attivismo in Europa di Meloni sta ottenendo oggettivamente risultati. Sui migranti la Francia ha provato ad alzare i toni con l’Italia e la risposta di Roma a Parigi è stata composta, non aggressiva e costruttiva, e questo ha spiazzato l’inquilino dell’Eliseo. Non solo. Proprio sul tema dell’immigrazione e del controllo esterno dei confini dell’’Ue, anche meridionali, Meloni ha ottenuto importanti aperture sia dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sia dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, insieme ad altri paesi come l’Austria. Il progetto di Macron è quello di diventare l’ago della bilancia con il suo gruppo liberaldemocratico alle elezioni europee del 2024, ma l’ascesa di Meloni e dei conservatori e riformisti di Ecr (di cui la premier è leader), che è molto forte in paesi come ad esempio la Polonia e in crescita in Spagna, rischia di far saltare il piano del presidente francese».

È assai pericolosa la disperazione macroniana che lo spinge a utilizzare la politica estera per risolvere i suoi problemi interni. L’inquilino dell’Eliseo dovrebbe ragionare su dove sono finiti Sarkozy e i gollisti che si fidarono di quest’ultimo, quando tentarono un’operazione analoga a quella di Macron di oggi.

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Sul sito di Tgcom 24 Silvio Berlusconi dice: «Domenica prossima, si vota per la Lombardia e per il Lazio, sarà un voto importante che dovrà confermare il voto politico del 25 settembre dell’anno scorso e quindi l’attuale maggioranza».

Anche in risposta a una delle tante operazioni di manipolazione contro di lui portate avanti dalla stampa mainstream che metteva in circolazione la bufala sul leader di Forza Italia grande elettore nascosto di Letizia Moratti (quest’ultima peraltro negli ultimi anni ha avuto più contatti con Giorgia Meloni che con Berlusconi), il vecchio padre del centrodestra spiega i motivi non solo regionali per un voto che conferma il risultato del 25 settembre: l’Italia torna a essere messa sotto pressione come nel 2011 ed è bene che in questo scenario la coalizione di governo sia consolidata.

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