Lettere al direttore

Voto in Lombardia. Ci sono le opinioni e poi c’è un fatto

Lombardia, sede palazzo della Regione a Milano

Lombardia, sede palazzo della Regione a Milano

Carissimo direttore, faccio seguito alla lettera di Peppino Zola che, a proposito della prossima scadenza elettorale per le regionali lombarde, ci ha, con molta franchezza devo dire, messo a parte di ciò che più gli sta a cuore.

La comune e gioiosa appartenenza al carisma, che condivido, spinge a un confronto serrato fra noi anche sul piano politico, nella ricerca del percorso più adeguato a costruire il bene comune.

Siamo chiamati in questo ambito a giocare responsabilmente, cioè in modo “personale”, il carisma, “senza stare al balcone” (papa Francesco). Ed ecco allora che insieme si possono esplorare nuove vie e nuovi percorsi in politica, in questo contesto, storicamente caratterizzato da una litigiosità ideologica che rende difficile affrontare la realtà per quel che è e non per quello che vorremmo fosse!

Con una Terza guerra mondiale “a pezzi” intorno a noi occorre guardare al futuro con un orizzonte ampio e attento a tutti i fattori in gioco.

È in atto da un paio d’anni un’esperienza di rinnovamento politico e culturale a partire dai problemi reali e dai bisogni delle persone, che io seguo e contribuisco a costruire, e che senza veti e preconcetti, si sta sviluppando proprio qui, sulla piazza milanese, trovando nel Terzo Polo accoglienza e rispetto. Si tratta di un’azione in continuità di orizzonte culturale con una storia di presenza dapprima in università e adesso nel mondo del lavoro e che abbiamo deciso di consolidare all’interno del Terzo Polo costituendo un’associazione chiamata “Pragma”, proprio per esprimere il metodo che ci anima: “stare” sui problemi di tutti, studiarli, confrontarsi e proporre.

Abbiamo riscontrato che all’interno di quest’area politica del Terzo Polo possono giocarsi (e dialogare) più concezioni ideali e la nascita della Federazione Calenda-Renzi ha confermato questa vocazione di partito plurale: insieme, infatti, vi convivono l’istanza liberale, socialista e cattolica. Noi vogliamo dare sostanza -comunque andranno le elezioni- a un modo di fare politica che sia in discontinuità con il manicheismo, pronti ad elaborare proposte e a valorizzare soluzioni ragionevoli, da qualunque parte vengano, non importa se da destra o da sinistra!!

Su questo metodo di lavoro il giovane Filippo Campiotti, con alle spalle 4 anni di rappresentanza studentesca al Politecnico e altrettanti di lavoro culturale, ha incontrato Maria Chiara Gadda, la coordinatrice lombarda di Italia Viva, che gli ha chiesto di candidarsi, portando “dentro” il Terzo Polo il proprio entusiasmo e quell’interesse per l’uomo, condiviso da tanti amici che guardano con simpatia al suo tentativo come a un “nuovo inizio” in politica che dimostri amore all’uomo, quell’amore che oggi è addirittura diventato impensabile possa esistere, oscurato com’è da cinismo, narcisismo e ideologismi. Lista plurale, dunque, quella in cui è Campiotti.

Zola non si fida del Terzo Polo … ma ciò che suona strano è che nel suo invito non vi è traccia di valorizzazione di quell’ampia gamma di presenze che nascono dal basso e che non intendono la politica come delega: ora Filippo Campiotti è appunto questo.

Diciamolo schiettamente, spiace che all’attenzione di Peppino sia sfuggita la candidatura di Filippo, che non salta da una formazione partitica all’altra per stare a galla, ma si muove da un solo luogo: dal basso.

Se si riduce la politica a delega si precipita in un senso del reale in cui il preconcetto prevale sull’avvenimento e così i fatti non contano più, non esistono. Invece un’attenzione non ideologica alla politica fa scoprire e guardare con stupore ai fatti, in quanto espressione libera dal basso. Così ad es. Marco Lucchini (Fondazione Banco Alimentare Onlus) osservava: “Siamo davvero soddisfatti per l’approvazione della legge 166 del 2016 a firma Chiara Gadda, contro lo spreco alimentare.” E Gadda partecipa a questo movimento di persone all’opera, che elabora proposte a partire dallo studio serio dei problemi. Con Filippo collabora anche l’onorevole Bonetti, alla quale si deve la legge detta Family Act (12 maggio 2022), che segna una svolta nella considerazione del valore della famiglia.

Guardare alla politica delle presenze che nascono dal basso è l’antidoto alla grande tentazione di chi ha il potere (e di chi pensa che il gioco democratico consista nella pura delega del voto): “rendere il popolo gregge, salvando tutte le forme, ma renderlo gregge!” (da L’io, il potere e le opere). Pertanto, plaudiamo a questo tentativo (senza tanti calcoli sul successo elettorale) perché ciò che c’è in gioco, come chiede il Papa, non è occupare spazi, ma avviare processi. E Filippo è soffio di un autentico processo di cambiamento.

Con amicizia

Pippo Emmolo

Gentile Emmolo, non capisco perché tiri in ballo il Banco alimentare e, senza citarlo, don Giussani per giustificare le sue scelte politiche. A me pare che Zola, oltre a esprimere una sua preferenza (cosa legittima, come fa anche lei), abbia anche indicato un fatto che a me pare “il” fatto più rilevante di questa discussione sul voto regionale lombardo: a Milano sono in campo 6 candidati (che hanno ricette simili e che si rivolgono alla stessa fetta di elettorato) in 6 partiti diversi. È un’idiozia: ne vogliamo parlare o vogliamo andare avanti a fare la gara a chi c’ha la sussidiarietà più lunga? Comunque, di questo ho già scritto sul numero di Tempi di febbraio e lì la rimando per non tediarla oltre.

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