
Bombe psicologiche
Tra le peggiori idee dell’ultimo mese di guerra c’è questa. Uno intervistato a Belgrado dice: “La gente è stralunata, per il poco sonno, la grande paura e l’odio verso la Nato. Una cosa è certa: qui da noi gli psicologi avranno lavoro per anni”. Dopo le bombe sulla propria casa, questa bomba di menzogna sulle teste di tutti: la guerra continua, e la psicologia diventa la continuazione della guerra con altri mezzi. È la stessa menzogna ormai diffusa nella cultura psicologica che dice che in caso di lutto per morte di una persona vicina, bisogna andare dallo psicologo o psicoterapeuta. No, il lutto è dolore ma non è patologia: è una risposta sana ad un evento luttuoso reale, un’elaborazione personale che è un lavoro di meditazione in quanto questa viene dalla parola latina (medeor) che significa avere cura personale di qualcosa, non affidarla a un professionista. Il dolore come tale non è mai una malattia, né la provoca. E la malattia non è definita dal dolore, che ne è anzi un segnale normale. L’eroina, l’oppio dei popoli, oggi la psicologia di oggi, abolisce normalità e segnale. Siamo nel progresso della cultura politica, polemica (leggi guerra), psicologica, del masochismo. La psicologia della pace è da fare.
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