
Tom Brady e gli altri. Indagine sull’amore per i vecchi campioni che non smettono

Nutriamo sentimenti contrastanti nei confronti dei vecchi. Fastidio (perché non me capiamo il senso, guardandoli dalla giovinezza), ammirazione (perché hanno vissuto), invidia (perché sono vecchi è sono arrivati a esserlo), rispetto (perché sono anziani). Questo sui vecchi in generale. Poi, se parliamo dei (grandi) vecchi dello sport, allora la faccenda si fa ancora più complicata.
Buffon, Ibra e Tom Brady
In questi giorni abbiamo assistito all’allungamento del contratto di Gianluigi Buffon che resterà tra i pali del Parma fino al 2024, quando avrà 46 anni. Poi c’è il Milan che ha proposto un altro anno a Zlatan Ibrahimovic che quindi, se accetterà, vestirà la maglia rossonera fino a 42 anni. Ibra gioca e non gioca, è pieno di acciacchi come tutti i vecchi ma nel Milan ha un ruolo da santone. I vecchi, sovente, fanno anche questo. Non è che l’altro attaccante del Milan, “belli capelli” Olivier Giroud sia un giovincello: va per i 36. E CR807, il più grande realizzatore di tutti i tempi, che di anni ne ha compiuti 37 festeggiandoli con una tripletta ai contiani del Tottenham.
A vederlo c’era Tom Brady, il quarterback più grande della storia del football americano, il vincitore di 7 anelli, il marito di Gisele Bündchen, fresco di ritiro. Forse la storia non è vera, ma è bella: colpito da Ronaldo ha annunciato che «il mio lavoro non è finito». Contrordine compagni. E LeBron James, pure lui alla tenera età di 37 anni, è diventato il primo giocatore nella storia della NBA a registrare almeno 10.000 punti, 10.000 rimbalzi e 10.000 assist. Nel frattempo Roger Federer, a 40 anni compiuti e un sacco di guai fisici, non ha ancora annunciato il suo ritiro, anzi ha affermato che «a fine estate potrei tornare”.
Vogliamo i vincenti
Ci piacciono i grandi vecchi nello sport, ma solo se vincono. Anziano è bello, se ci offre l’opportunità di emozionarci. Basta guardare il caso di Valentino Rossi o quello che gira attorno al pervicace desiderio di Gigi Buffon di restare attaccato alla sua vita sportiva. «Ma perché lo fanno?» è la domanda più ricorrente. Anche Federer, forse uno degli sportivi più amati in maniera trasversale, è atteso al rientro con trepidazione, in equilibrio tra speranza di rivedere il vecchio (cioè quello che incantava e vinceva) Roger e il timore di dover assistere a un grottesco tentativo di un ex che vuole restare aggrappato allo sport di una vita.
Vogliamo i vincenti. Vogliamo quelli che sappiano scatenare le nostre emozioni. Infatti, se vi guardate attorno, c’è un certo compiacimento nel commentare il destino comune di CR7 e Leo Messi, i duellanti, i grandi rivali di questi primi vent’anni del Terzo Millennio, eliminati entrambi negli ottavi di Champions. Nei confronti dei vecchi, poi, c’è anche il piacere perverso nell’ascoltare il rumore del monumento che crolla al suolo.
Non ci sono regole in amore e nello sport
La verità è semplice: non ci interessano le loro. Guardiamo i vecchi ma senza pensare a loro, ai loro sentimenti, li giudichiamo pretendendo quello che vogliamo noi. È un po’ come quando facciamo gli indignati perché un calciatore molla il loro vecchio club per andare in uno nuovo. Li accusiamo di “farlo per la grana”, di “tradimento” come se noi, nella nostra vita, non fossimo pronti a cambiare casacca lavorativa per migliorarci, in condizione umana e/o palanche o con la speranza di riuscirci.
Così da un lato esaltiamo l’anziano come una propaggine di noi stessi, dall’altra giudichiamo ridicolo chi insegue un’idea di giovinezza sportiva, non cogliendo le convinzioni personali: c’è chi vuole continuare perché si diverte, perché ha ancora qualcosa da dare, perché ha bisogno di uno stipendio in più, perché non vuole andare come gli altri pensionati a guardare quelli che lavorano. Nel calcio ciò significa fare il commentatore in tv.
E allora, alla fine, l’unico aspetto da sottolineare è che ognuno vive come può e come sa. Proprio come tutti noi. Li guardiamo da fuori, pensando sempre che debbano soddisfare prima i nostri desideri, di tifosi, di spettatori, di fruitori dello spettacolo. Ma non ci sono regole in amore e nello sport e tutti quelli che abbiamo nominato, in fondo, rendono conto solo a se stessi, com’è giusto che sia.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!