Brigatisti, guardiamoci in faccia
I brigatisti, è inutile celarlo, hanno letto gli stessi libri che sono nella mia libreria (Marx, Lenin, Luxemburg). Hanno probabilmente frequentato gli stessi luoghi che anch’io ho calpestato. Tutto ciò non autorizza a considerarli “miei compagni”. è vero però che quest’assunto mi costringe a riflettere sulla genesi del loro abnorme errore. “La conquista del potere” è l’incipit del loro agire e la violenza omicida è il loro strumento politico. Dove nascono questi concetti? è la risposta a questa domanda che può arginare il terrorismo. Quando in alcuni settori della società si fa strada l’idea che “bisogna sbarazzarsi del regime” è ammissibile che qualcuno, in crisi di alternative, tenti la via insurrezionale. L’avanguardia che le Br vorrebbero rappresentare non ha un popolo, ma un groviglio di disperazione. Da questa disperazione la sinistra non può ritrarsi, deve farci i conti. Le Br non sono i figli legittimi della sinistra italiana, ma neppure dei perfetti sconosciuti. Sono i miei avversari, sono i nostri avversari politicamente più temibili. Dobbiamo coscientemente guardarli in faccia, dobbiamo coscientemente guardarci in faccia.
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