Il film di Nicholas Stoller è una storia sconcia e satirica che prende in giro il mondo omosessuale politicamente corretto
Gli attori Luke Macfarlane e Billy Eichner alla prima del film "Bros", a Los Angeles
Ho visto Bros e mi è piaciuto. L’ho visto un mercoledì sera in una sala affollata di gay con un’unica donna (lesbica) che peraltro avevo invitato io. Mi ha fatto molto ridere perché ha delle buone battute, i tempi comici giusti e poi perché prende per i fondelli il mondo gay politicamente corretto. Lo prende per i fondelli “dal di dentro” perché la vicenda ricalca quella di Harry ti presento Sally ma in chiave omosessuale, in una variante volgarissima. Però mi piace questo aspetto, che trovo genuino, infinitamente più genuino dei cosiddetti “film gay”: il fatto di raccontare una storia d’amore senza pietismi, senza sensi di colpa, senza etichette e sentimentalismi vari.
Avete presente i cowboy gay di Brokeback Mountain? Le tenerezze, gli abbracci rubati e gli sguardi ammiccanti? Quello è un mondo edulcorato e ricattatorio che non c’entra niente con la realtà nuda e cruda. La realtà cioè la vita vera, con tutte le sue contraddizioni e il vuoto di senso, raccontata da uno come Fassbinder...