Bush smagliante. Gli altri latitano

Di Lorenzo Albacete
08 Marzo 2001
Ancora una volta, il presidente George W. Bush trae vantaggio dalla debolezza propositiva degli avversari politici e di certi suoi non troppo calorosi amici

Ancora una volta, il presidente George W. Bush trae vantaggio dalla debolezza propositiva degli avversari politici e di certi suoi non troppo calorosi amici. La settimana scorsa, ha svolto il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione di fronte all’intero Congresso e il modo in cui ha difeso la propria proposta in tema di bilancio, in particolare la questione della riduzione fiscale, è stata unanimemente giudicata straordinaria. Dando l’impressione di essere in carica da molto più tempo, il presidente ha dispiegato una gravitas che chiede rispetto, accompagnata da un atteggiamento disinvolto, sicuro e accattivante. A vederlo così, sembrerebbe aver ottenuto un forte mandato popolare, tale addirittura da costringere l’opposizione alla collaborazione. La sua performance ha infatti reso debole ed eccessivamente cauta la “risposta” Democratica seguita al suo discorso. È stato impressionante vedere i senatori Edward Kennedy e Hilary Rodham Clinton alzarsi per applaudire più spesso di quanto non siano rimasti seduti. In verità, il nuovo conteggio dei voti della Florida fatto da giornalisti e da altri investigatori — conteggio a cui il riconoscimento del successo elettorale di Bush da parte della Corte Suprema non ha mai posto fine — non è riuscito a dimostrare che la vittoria avrebbe arriso ad Al Gore se solo si fossero ricontati tutti i voti. Bush avrebbe vinto le elezioni comunque, Corte Suprema o no. Non è successo così, però, per quanto riguarda il voto popolare nazionale e questo significa che gli americani disposti ad appoggiare la sua linea politica non costituiscano la maggioranza schiacciante. Di fatto, la reazione delle gente al discorso sullo Stato dell’Unione sarebbe stato della medesima cauta approvazione anche se fosse stato Gore, e non Bush, ad avanzare, in quella sede, le proprie proposte politiche. Sarebbe stata la stessa cosa «non perché le proposte sono simili», ma perché nessuno dei due protagonisti politici delle elezioni USA 2000 può contare su un appoggio popolare nettamente maggioritario. E oggi il popolo statunitense mostra maggiore interesse per il progresso economico generalizzato che non per i modi concreti che possono ottenerlo. La gente, insomma, è stufa della politica e vuole risultati.

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