Piano con le sentenze mediatiche sul nuovo calcioscommesse

Di Gabriele Cappi
14 Ottobre 2023
L'autodenuncia di Fagioli, la Digos a Coverciano per Tonali e Zaniolo e i nomi fatti da Fabrizio Corona. Intervista a Paco D'Onofrio, professore e avvocato specializzato in diritto dello sport
Zaniolo Tonali calcioscommesse
I calciatori della Nazionale Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali sono stati sentiti dalla Digos per le accuse di avere scommesso illegalmente online (foto Ansa)

Un nuovo scandalo scommesse nel calcio italiano, un evento che in realtà ciclicamente si abbatte sul mondo del pallone: il più clamoroso quello del 1980, con arresti a bordocampo, retrocessioni e squalifiche eccellenti; poi il capitolo del 1986, e infine l’inchiesta del 2011, con le perquisizioni durante il ritiro della Nazionale a Mimmo Criscito, l’ondata di provvedimenti restrittivi a diversi giocatori, gli arresti, i deferimenti di numero club “minori”, la squalifica dell’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni e però anche tante assoluzioni. Un filo rosso, quello dei calciatori che scommetterebbero sulle partite di calcio – cosa vietata dal regolamento – che ci porta fino al 12 Ottobre 2023, quando la Digos si presenta a Coverciano e chiede lumi a due stelle della Nazionale, Tonali e Zaniolo, dopo che lo juventino Nicolò Fagioli si è autodenunciato, ammettendo di avere scommesso sul calcio attraverso siti illegali.

Una vicenda che è solo all’inizio, con Fabrizio Corona che sostiene di avere tutti i nomi dei calciatori coinvolti nello scandalo e li pubblica con il contagocce sul proprio sito (ieri ha fatto quello del romanista Zalewski). Per provare a fare chiarezza Tempi ha raggiunto Paco D’Onofrio, professore di Diritto dello Sport dell’Università degli Studi di Bologna, avvocato specializzato in diritto sportivo, autore di molte pubblicazioni scientifiche. Negli anni D’Onofrio ha assunto la difesa di atleti, dirigenti e società nei principali processi sportivi, da Calciopoli al Calcioscommesse, svolgendo altresì una continua attività di assistenza nei confronti dei procuratori. È anche docente di Diritto sportivo presso la FIGC, settore tecnico di Coverciano.

Professore, le indagini a carico di calciatori accusati di scommettere illegalmente non sono una novità, basti ricordare le inchieste che in passato hanno fatto tremare il mondo del calcio, con alcune condanne ma anche molte assoluzioni. Sono tanti i calciatori che scommettono?

Le irregolarità fanno statisticamente parte sempre di ogni sistema complesso, anche se in passato poi le verità giudiziarie hanno qualche volta smentito o ridimensionato alcune iniziali contestazioni. Diciamo, perché non è mai un’ovvietà ribadirlo, che deve vigere la presunzione di innocenza. In questo momento è apprezzabile la sensibilità investigativa della Procura statale e la gestione della Figc, ciascuna per il proprio ambito di competenza, per cercare di fare chiarezza, ricordando che poi tutti i soggetti coinvolti avranno doverosamente la possibilità di difendersi, magari anche solo ridimensionando l’originaria impostazione accusatoria a loro riferita o dimostrando la loro piena innocenza.

Repubblica ieri ha scritto che comportamenti simili a quelli di cui potrebbero essere accusati Fagioli, Zaniolo e Tonali «era emerso anche dall’indagine della procura di Cremona risalente ormai a dodici anni fa, ma allora — visto anche il filone principale dell’alterazione dei risultati — questo capitolo non lo si volle approfondire anche perché toccava giocatori di primissima fascia della Nazionale». È vero?

Non essendo un avvocato penalista, ma occupandomi solo di diritto sportivo, non sono a conoscenza di quella presunta circostanza.

Cosa succede ora per i calciatori coinvolti? Quali le procedure e come potrebbero impostare una difesa efficace?

Ci sono ancora pochi elementi per poter tracciare scenari. La norma è rigorosa e chiara, la sanzione prevista è di tre anni di squalifica. Tuttavia, andrà considerato l’eventuale atteggiamento collaborativo, l’eventuale reiterazione oppure occasionalità della condotta, su quali partite abbiano effettivamente scommesso (della propria squadra o di altre), che potrebbero consentire, in un ipotetico caso di accertata condanna, una rimodulazione della sanzione.

Ma non le sembra un po’ eccessivo il “blitz” a Coverciano annunciato tra l’altro in pompa magna da Fabrizio Corona? Non c’è della spettacolarizzazione, come spesso succede con la magistratura e in particolare quella sportiva?

Ogni notizia su eventuali irregolarità merita di essere vagliata e, quindi, la dinamica alla quale stiamo assistendo segue una procedura condivisibile. Ovviamente, la dimensione mediatica accompagna fatalmente alcune inchieste, anche per la notorietà delle persone coinvolte.

Visti i precedenti, con decine di indagati per scommesse ma poi pochissimi condannati, spesso assolti in secondo grado come Signori, non bisognerebbe andarci più cauti?

Si, prudenza e cautela sono sempre ottime alleate per tutte le parti coinvolte. Al momento, in effetti e per quanto è dato sapere dalle notizie dei giornali, non sono stati assunti provvedimenti inibitori nei confronti degli atleti coinvolti. Anche la Procura federale, che ha maggiori esigenze di celerità procedurale rispetto a quella penale, sta saggiamente raccogliendo ogni elemento utile, prima di formalizzare le proprie determinazioni.

Secondo lei è un fenomeno solo italiano? Oppure il problema delle scommesse coinvolge il calcio europeo in generale?
Non sono un sociologo, ma credo e temo che certi fenomeni abbiano un perimetro territoriale molto ampio, analogamente al doping. Forse una campagna di educazione dello sport sarebbe necessaria, sin dalle scuole calcio.

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