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Abbiamo celebrato Luigi Amicone. “Celebrare” è il verbo giusto se inteso nel senso etimologico di “affollare”. L’estroverso Gigi era un magnete, uno che calamitava folla intorno a sé, uno che “creava assembramenti”, tanto per usare un’espressione in voga in questo periodo. In fondo, anche un giornale è un piccolo assembramento con parecchie canaglie e qualche santerello che cerca di trovare un senso alla giornata prima che tramonti il sole. E Gigi attorno a questo foglio di carta aveva creato la sua comunità (ecco una parola più precisa di “folla”, agglomerato senza lineamenti: comunità, cioè facce precise di gente precisa).
E dunque la tre giorni di incontri a Caorle organizzata da Tempi in occasione della consegna del primo Premio Luigi Amicone è stata una celebrazione di questo «adulto con la faccia da bambino», come l’ha definito Giuliano Ferrara. Ma ancor più di quel che Gigi ha cercato instancabilmente di documentare, sviscerare, vi...
   
  
        
        
            
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