Cari compagni…

Di Gianni Baget Bozzo
31 Maggio 2000
Incipit di rime irriverenti e giocose per un epilogo molto serio scritto dal cuore del centrodestra al cuore della sinistra seria: “Il popolo non è con voi, gettate Amato alle ortiche. E portate gli italiani al voto. Ora, subito. Mandate a cogliere le margherite i socialisti d’accatto che voi disprezzate come noi e i saltimbanchi democristiani. Andiamo subito alle elezioni. Poi sarà possibile collaborare, lasciando i pubblici ministeri alla loro tristezza”

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta: Segni e Pannella han perso la testa. Dov’è la sinistra, ci porga la chioma che schiava di Silvio Iddio la creò.

Su fratelli, cantiamo l’inno nazionale: l’Italia non è più di Di Pietro e di Borrelli, non è di Colombo e nemmeno di Caselli. Stringiamoci a coorte, i giustizialisti alla morte: andiamo a votare, Italia chiamò.

Su contiamo le vittime nostrane del referendum. Le donne, Fini, non ti vogliono più bene, hai ancora troppo la camicia nera. Segui il consiglio, pensa a Tatarella, fatti spiegare la destra più bella. Mio caro Casini vai pure a votare, qualcosa dalla vita devi imparare, sei sempre il più bello, non sempre il più saggio, per fare politica ci vuole coraggio. Ferrara, la tua politica ha troppa memoria, il vento di Silvio ha cambiato la storia. Scorda che Togliatti ti ammirò infante, le sberle che hai preso ormai sono tante. Pensavi tu un giorno D’Alema statista? Ora è finito in fondo alla lista. Amici asinelli che triste giornata, e questa di Bianco è pur la mesata: che vi rimane, figlioli diletti, se non Marini che vi asciughi gli occhietti? E pensate quanto potremmo continuare, abbiamo percorso soltanto il cortile di casa. Che ne pensano i ciellini romani che votarono Fella o quelli padovani che votarono un comunista? Fratelli che sbagliano.

Non parliamo della sinistra, “nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di partiti ma bordello?”. E poniamo il problema: di chi è questo governo? Di Mastella. Eh sì, proprio di Mastella. Un ex craxiano e un ex demitiano. Compagni di Cossutta alla riscossa, su Palazzo Chigi, ammaina bandiera rossa.

Infine cari amici di Tempi un po’ di allegria ci vuole. In tre elezioni il popolo italiano ha salvato gli italiani, ha mandato a fare in culo (vi prego, sic, turpia turpis, ossia le carote ai porci) e ha votato per il leader naturale della democrazia Silvio Berlusconi. Quello che i giudici volevano far fuori, con Flores D’Arcais come boia di stato (uomo di morte questo Flores, ma chi giudica con la morte altrui inciampa nella propria).

Cara sinistra, non ti perdere d’animo, infine gli italiani ti hanno amata. Hanno amato i tuoi errori, i tuoi ritardi storici, la tua ingenuità, la tua fuga nel mondo dell’utopia morale. Che parte avevi con Borrelli, con Caselli, con Di Pietro? Infine allora li amavano i missini: perché avete voluto separare la vostra storia da quella dei partiti democratici, perché avete voluto trasformare il conflitto regolato in lotta mortale? Perché siete giunti a produrre la morte di Craxi per paura di Di Pietro? Da quel momento siete tornati comunisti, coloro che usano il potere, il golpe e il sangue per andare al potere. Che errore per il partito di Gramsci diventare il partito dei pubblici ministeri! Ex compagni postcomunisti, anche voi siete morti facendo morire i socialisti di vergogna. Avete con quel gesto segnato la vostra politica, ma il vostro destino? Non credete al destino, pensate che l’uomo è quello che fa? Ma infine andiamo, l’uomo non sa la storia che fa e voi ne siete una prova! Si dà il caso di una persona come me che ha amato il Pci, anche quello di Berlinguer e Tortorella (Coletti o senti chi parla me lo rimprovera ancora) e ho sentito, proprio perché avevo vissuto la vicenda all’interno del Psi, che voi ex compagni, accettando Di Pietro e Borrelli, cambiavate geneticamente. Non eravate più i compagni comunisti, che anch’io avevo da socialista chiamato così e diventavate con Di Pietro e Borrelli semplicemente i comunisti che abbattono con la violenza i partiti democratici. Non ci sono solo gli errori, ex compagni, vi sono i peccati. Gli errori segnano il presente, i peccati segnano la storia, segnano il futuro, costituiscono un destino. Non fatevi spiegare queste cose dai teologi di sinistra, essi sono i fuochi fatui, non sanno cosa è la storia, cosa è un destino. Voi, ex compagni, avete giocato sempre troppo alto, per non avere un destino. Il popolo non è con voi, gettate Amato alle ortiche. E portate gli italiani al voto. Ora, subito. Mandate a cogliere le margherite i socialisti d’accatto che voi disprezzate come noi e i saltimbanchi democristiani. Andiamo subito alle elezioni. Poi sarà possibile collaborare. E dopo sarà possibile al centrodestra collaborare con la sinistra per rifare le istituzioni, lasciando i pubblici ministeri alla loro tristezza dell’anima.

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