Caro Alberigo, la tua supplica alla Cei in realtà è un attacco. Religioso e politico

Bene, caro Giuseppe Alberigo, hai fatto appello, nella tradizione di don Giuseppe Dossetti, ai vescovi italiani perché rivedano le loro posizioni sui Dico. Non è una novità per te, che già hai sponsorizzato i cattolici che votarono contro la Chiesa al referendum per il divorzio e divennero “democratici” entrando nel Pci come indipendenti di sinistra. Che ipocrisia in quel «supplichiamo». Supplicate, ma siete voi a voler imporre ai vescovi una direttiva. Siete sostenuti dalla stampa italiana, che trova nel criticare la Chiesa una legittimazione del proprio nichilismo di valore. L’anticlericalismo offre sempre una dignità a chi lo pratica beneficiando dell’autorità che gli viene concessa dalla stessa Chiesa cattolica contro cui si schiera. E lo schieramento è compatto, non c’è un giornale che vi si sottragga. Tu lo fai apertamente grazie al particolare concordato con la sinistra firmato dal Dossetti postdossettiano. Quello che provochi è un piccolo scisma, perché il discorso che si fa a sinistra è molto chiaro: l’articolo 7 della Costituzione è inteso come l’impegno della Chiesa al compromesso storico sistematico. Non per niente già si sussurra ai vescovi di calcolare quanto rendano l’8 per mille e gli altri vantaggi offerti dal sistema concordatario: il ricatto è esplicito. Nemmeno il regime fascista giunse a tanto.
Ma tu, caro Pino, sei autore ed editore della più importante storia del Vaticano II, che hai interpretato come Concilio di rottura. Parli a un tempo a favore della coalizione di sinistra e a nome dei cattolici secondo cui Paolo VI, Giovanni Paolo II e ora Benedetto XVI avrebbero soffocato lo spirito del Concilio. Questo appello è quindi un attacco armato. Hai voluto che a firmarlo fossero solo i tuoi collaboratori e amici personali, non gli altri, non i cattolici democratici alla Pietro Scoppola. La presenza della nobiltà dossettiana fra i firmatari dell’appello obbliga il pubblico ad alzare il sopracciglio. Si aprono così due conflitti contestuali. Il primo, di natura politica, riguarda i rapporti fra il Papato e lo Stato italiano guidato da questo governo, da cui nasce il disegno di legge sui Dico. Il secondo, interno alla Chiesa, è tra le due letture del Concilio indicate da Ratzinger: il Vaticano II come rottura oppure come continuità. Può essere che con il tempo questo conflitto si allarghi, come promette il suo notevole potenziale. Ma sta al professor Alberigo di avere, in quanto professore di storia che ha consegnato alla cultura mondiale la lettura dossettiana del Vaticano II, la facoltà di dirigere ai vescovi italiani una supplica armata dal potere temporale e da quello spirituale. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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