
Casarini ruba
Voglio essere sincero. Al cospetto di un povero cristo che si ritrova ridotto a rubare in un supermercato per potersi nutrire, non riesco a provare alcun moto d’indignazione. Immagino la sua disperazione. Cerco di comprendere l’illegalità dell’atto iscrivendolo nella sofferenza dell’uomo. Metto in conto anche la paura di essere sorpreso, la vergogna che comporterebbe essere scovati con una confezione di biscotti sotto la giacca. Non voglio teorizzare o legittimare, il vecchio adagio «chi ruba per mangiare non commette reato», ma lo ammetto, potrei anche indicare la via di fuga al disgraziato che si trovasse in tale situazione. Vi dirò di più, la legalità in taluni casi può addirittura manifestarsi come un ostacolo alla realtà. Mi è capitato di occupare abusivamente un luogo pubblico per costringere le autorità a risolvere l’annoso problema delle barriere architettoniche. Sono entrato anche in una fabbrica, senza il permesso dei proprietari, per sopperire alla latitanza del sindacato e spiegare ai dipendenti che i nuovi titolari della loro azienda non erano imprenditori ma truffatori di mestiere. Insomma, non sono esente da comportamenti che in qualche modo sono fuoriusciti dal politicamente corretto e dalla legalità. Sentir parlare però di “esproprio proletario” per giustificare la smania di protagonismo e di visibilità del radical-borghese Casarini, proprio non riesco ad accettarlo. Fare razzia in un supermercato ed in una libreria, con un centinaio di persone al seguito, non equivale a lottare per la redistribuzione della ricchezza! I disobbedienti hanno usurpato una manifestazione che si poneva l’obiettivo di attirare l’attenzione su precarietà e carovita, hanno saccheggiato un centro di distribuzione alimentare ma soprattutto hanno svilito ed infangato un termine “proletario” che merita rispetto da parte di tutti. Casarini non si merita interviste, o analisi sopraffine, almeno sino a quando non intende spiegarci come cazzo fa a procurarsi da campare. Il “disobbediente” pubblicità ne ha già avuta troppa. Non invoco il ripristino della sacra legalità ma semplicemente il ritorno all’intelligenza.
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