
Ricordate il “caso Cordileone”? Dopo mesi di battaglie, l’arcivescovo l’ha avuta vinta

Dopo mesi di duri negoziati e di una campagna mediatica violenta, innescata contro di lui da uomini della sua stessa diocesi, l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, ha ottenuto quanto richiesto: gli insegnanti delle scuole diocesane si impegneranno ad educare secondo la dottrina cattolica, mantenendo comportamenti ad essa aderenti.
LA VICENDA. Il “caso Cordileone” era scoppiato il 3 febbraio, alla scadenza del rinnovo del contratto degli insegnanti delle scuole cattoliche di San Francisco. Revisionando le clausole del testo, Cordileone aveva introdotto una precisazione sulla necessità di un insegnamento coerente alla morale cattolica anche in materia di sessualità «dettata dalle circostante e dalla confusione crescente».
A quel punto voci importanti del mondo progressista avevano organizzato una protesta che aveva portato l’alto prelato addirittura sulle pagine del New York Times, in cui veniva accusato di omofobia e di discriminazione nei confronti delle persone con tendenze omosessuali. Affermare, come aveva fatto il vescovo, che «la Chiesa condanna il peccato ma non il peccatore», non era bastato a fermare la rumorosa protesta.
IL NUOVO CONTRATTO. Mercoledì scorso, dopo sette mesi di battaglia, le trattative si sono concluse con il voto di 90 contro 80 membri dei sindacati che hanno approvato la seguente modifica: «Lo scopo delle scuole cattoliche è di affermare i valori cattolici attraverso il Vangelo di Gesù Cristo», dunque «ci si aspetta che gli insegnanti supportino lo scopo delle nostre scuole cattoliche in modo che la loro condotta personale non influisca contro la loro possibilità di insegnare nelle nostre scuole superiori cattoliche».
Dal contratto è stata rimossa la formulazione «grave peccato» in riferimento alla pratica omosessuale, alla contraccezione e all’aborto, anche se si specifica in generale che «la natura unica delle scuole superiori diocesane, che è cattolica romana, impegna a fornire un’educazione all’interno del sistema di principi cattolici» e che «gli insegnamenti e i precetti cattolici restano di primaria importanza per tutta la durata del presente accordo». È stata rimossa anche la definizione di “ministro” riferita agli insegnanti, in modo che la diocesi non potrà più licenziare un professore senza che sia stata provata la sua inidoneità all’insegnamento.
L’ARCIVESCOVO. Cordileone ha commentato il compromesso spiegando di aver voluto riconoscere agli «insegnanti il diritto di usare la normale procedura di reclamo se certi di essere stati trattati ingiustamente», sempre ricordando che il caso sarà da dimostrare, perché «la scuola ha il diritto di proteggere la sua missione e di assumere gli insegnanti che la supportano». Quel che conta, ha continuato il vescovo, è che non si scenda a patti sulla morale e che «si sia chiarito che gli insegnanti non possono dare una testimonianza pubblica contraria alla missione della scuola».
Sul San Francisco Magazine Sal Curcio, un insegnante e rappresentate del sindacato, ha poi sottolineato la gravità della spaccatura interna al sindacato, spiegando che «tutta la nazione sta guardando a questo caso» e «se l’arcivescovo è in grado di dividere un sindacato, o di renderlo inutile promuovendo un’agenda contraria ai diritti degli insegnanti che urta anche gli alunni, significa che si può fare lo stesso ovunque».
PRINCIPI IRRINUNCIABILI. Data l’ostilità crescente verso la dottrina cattolica, persino interna alla Chiesa, Cordilenone ha spiegato che il prossimo step sarà il tentativo di tagliare i finanziamenti statali alle scuole contrarie alla pratica omosessuale, come ha già ipotizzato il procuratore generale Donald Verrilli, chiamato per conto del presidente Barack Obama ad argomentare di fronte alla Corte Suprema per la legalizzazione delle nozze fra persone dello stesso sesso. Eppure, se anche si presentasse il caso, il vescovo ha dichiarato che ricomincerebbe tutto da capo: «Non accetterò che la scuola rinunci al suo diritto di assumere o licenziare per il bene della sua missione. Ogni organizzazione ha questo diritto e non vedo ragione per cui le nostre scuole vi debbano rinunciare».
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5 commenti
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Proprio una bella notizia! Ma mi chiedo: i “nostri vescovi italiani” avrebbero lo stesso coraggio???
Gentile Benedetta Frigerio, seguo sempre con interesse i suoi articoli e in generale gli articoli e le iniziative di Tempi relativamente ai problemi della famiglia e del gender, e mi congratulo con lei e con la redazione per la chiarezza e il coraggio con cui sostenete ” la buona battaglia”. Stamattina ho letto sulla Nuova bussola quotidiana la notizia assolutamente scoraggiante della chiusura degli incontri sul gender allo stand dei Domenicani al Meeting. Sono una ciellina di antica data, e sono da tempo molto amareggiata dalla piega che la dirigenza di CL ha preso su queste questioni, ormai quasi mi vergogno di essere di CL. Al Meeting possono parlare tutti ma non i Domenicani ?!? È’ Repubblica che detta ormai l’agenda del meeting? Con la tristezza nel cuore mi chiedo cosa c’è dietro a tutto ciò, quale sarà il destino del movimento e della chiesa italiana. Che senso ha difendere le scuole cattoliche se siamo noi a rinunciare ai contenuti dell’educazione cattolica? Quando lo stato ci imporrà di estendere il gender anche alle nostre scuole aderiremo con entusiasmo? Non sarebbe preferibile “andare in giro nudi” ma mantenere “la libertà di educazione”? Grazie del vostro lavoro.
bene, ottima notizia. Ma realisticamente parlando è una goccia nel mare putrefatto del progressismo sbandato che sta devastando tutto, ogni ordine, normalità e morale. Incredibile per esempio come l’opinione pubblica oggi sia in maggioranza schierata a favore di omosessualità, gay pride, libretti pornografici pro gay da distribuire nelle scuole (!) e roba simile quando solo pochissimi decenni fa avrebbero difeso in massa decenza, morale e famiglia naturale.
Ero felice quando Monsignore disse che ” ho ricevuto tante lettere di solidarietà da tante parti, da tanti Paesi…”.C’era anche la mia raccolta firme ed un’accorata lettera di ringraziamento al Presule “per essere così com’è”. Uniti e solidali contro il male..perchè per combattere il male è sufficiente fare perbene il BENE.
Notizia assai importante e buona, doveroso dunque complimentarsi con l’arcivescovo , tanto più in questi tempi incerti. Saluti