Caso Ruby, Amicone: «Tutte le accuse sono fatte salve tranne la presunzione di innocenza e il diritto a difendersi»

Di Luigi Amicone
18 Gennaio 2011
Pubblichiamo in anticipo la lettera di una nostra lettrice riguardo alla nuova inchiesta giudiziaria sul premier Silvio Berlusconi e la risposta di Luigi Amicone. Il direttore di Tempi: «Pubblicare alcunché prima del processo, non è giustizia. È gogna. È forzare l’opinione pubblica a prendere una posizione faziosa, perché non può conoscere altro che le carte dell’accusa. Mi si preclude la possibilità di sapere se ad Arcore è stato compiuto un crimine»

Pubblichiamo in anteprima una lettera di una lettrice di Tempi riguardo al caso Ruby e la risposta del direttore Luigi Amicone.

Non so cosa pensare di tutte queste voci, insinuazioni, inchieste giudiziare e giornalistiche su Silvio Berlusconi e le famose ragazze del bunga bunga… Da una parte mi pare chiaro che quest’uomo è un perseguitato (vorrei vedere quante persone al mondo resisterebbero a un assedio come quello che sopporta lui). Dall’altra, però, mi pare onestamente indifendibile. Ma perché non la pianta coi festini e le donnine? Io sono quella che si dice una cattolica berlusconiana, nel senso che ho sempre votato Berlusconi. Ma adesso, in quanto cattolica e in quanto femmina, confesso che ho più di una perplessità.
Roberta Pelizzi, Roma

Punto primo. Se in un paese un tribunale è in possesso di intercettazioni a riprova delle pratiche orgiastiche e adulterine di una certa signora e convoca le folle negli stadi di calcio e ne dà comuinicazione pubblica. Segue il grido delle folle: “a morte, a morte!”. Non è la stessa cosa. Ma è la stessa logica. Come potete difendere voi una persona di cui si legge quel che si legge sulle intercettazioni che hanno dato in pasto anche a mamme e bambini? Tutte le accuse sono fatte salve. Tranne la presunzione di innocenza e il diritto a difendersi in un regolare processo. Ovvero: è fatto salvo tutto, eccetto i cardini di un civilltà di diritto. Tutto ciò è legale in Italia. Ma Antigone morì per non sottostare a leggi ingiuste. Bisogna giudicare se la legge sia giusta o no. Secondo me, pubblicare alcunché prima dell’apertura di un regolare processo, non è giustizia. È gogna, linciaggio. È forzare l’opinione pubblica a prendere una posizione faziosa. E faziosa perché non può conoscere altro che le carte dell’accusa. Insomma, mi si preclude la possibilità di sapere se ad Arcore è stato compiuto un crimine (che è l’unica cosa che mi interessa e che deve interessare un tribunale, ma se crimine c’è stato, questo lo sapremo dopo, molto dopo che l’imputato è stato sputato e impalato sulla pubblica piazza). O se a Arcore è andato in onda uno di quei film trasgressivi che vengono applauditi e impalmati dalla critica, a Cannes o alla Mostra del cinema di Venezia. E’ così cogente quello che sto dicendo che non potendo vedere nelle intercettazioni propalate sui mezzi stampa altro che quella libertà di autodeterminazione e relativismo egemone in tutta la cultura e pratica sociale odierni, che Marco Pannella sospetta di un complotto vaticano per far fuori Berlusconi e sostituirlo con Formigoni.

Secondo. La dimostrazione che Silvio Berlusconi è un perseguitato politico è data dalla semplice constatazione che egli ha cominciato a collezionare inchieste solo il giorno dopo che è entrato in politica. E sono 17 anni dai numeri (di magistrati, inchieste, perquisizioni aziendali eccetera) che ha dato lo stesso B.

Terzo. Signora, solo lui sa se ha bisogno di un indirizzo da David Duchovny, quell’attore che ha sentito il bisogno di disintossicarsi da un certo tipo di compulsività.
Luigi Amicone

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